Il generale Bava-Beccaris ordina all'esercito italiano di sparare sulla folla che manifesta contro l'aumento del prezzo del pane.
L’8 maggio di 122 anni fa a Milano i soldati del generale Fiorenzo Bava Beccaris spararono contro le donne, gli uomini, i vecchi e i bambini che avevano preso parte ai moti di Milano del 1898, una sollevazione popolare contro l’aumento del costo del grano – e quindi del pane – decisa dal Regno d’Italia.
La strage di Bava Beccaris è considerata uno dei momenti peggiori della storia italiana ed ebbe già all’epoca una risonanza tale da motivare nel 1900 l’assassinio a Monza di re Umberto I, ucciso con tre colpi di pistola dall’anarchico Gaetano Bresci.
I «cannoni di Bava Beccaris» passarono
alla storia come simbolo di un'insensata e sanguinosa repressione. |
In
tutto in quei giorni morirono più di 80 persone e centinaia furono ferite. Ci
furono migliaia di arresti e la repressione – che continuò per alcuni giorni,
anche dopo che tutte le barricate erano state abbattute – portò alla chiusura
temporanea di molti giornali considerati pericolosi o sovversivi.
Per
come aveva gestito la situazione, Bava Beccaris fu insignito con la Croce di
Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, ottenne un telegramma di
congratulazioni da parte del re e diventò senatore.
Per le masse di
lavoratori, Bava Beccaris diventò invece noto come “il macellaio di Milano”.
«Alle grida strazianti e dolenti/Di una folla che pan domandava/Il feroce
monarchico Bava/Gli affamati col piombo sfamò», dice un canto di protesta composto pochi
anni dopo i moti.
Due anni dopo l’anarchico Gaetano Bresci -come sopra riportato - sparò
contro re Umberto I e disse di averlo fatto per vendicare i morti di Milano.
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