Governo e Sindacati
avviano un dibattito che
riprendiamo dall'AGI.
Fca (la già Fiat) con sede fiscale in Olanda ha chiesto al governo italiano di
accedere a una linea di credito con garanzia pubblica di Sace, emanazione di Cassa Depositi e Prestici, da circa 6,3
miliardi di euro.
Presenta "alcune incognite" a partire dal
"ruolo" che la Francia potrà giocare alla luce del progetto di
fusione tra il gruppo proprietario di Fiat e Chrysler e il colosso francese
Psa, delle condizioni che il governo italiano potrà porre e dell'eventuale
uso che si potrà fare di questi fondi nel caso in cui il prestito
sarà concesso. È l'analisi del professore Giuseppe Berta, docente di
Storia economica all'Università Bocconi di Milano.
La richiesta di Fca "non mi sorprende", ha dichiarata Berta, professore di storia economica, ricordando che l'Economist ha dedicato un
approfondimento alla crisi dell'auto da cui emergeva che si tratta "di uno
dei settori piu' violentemente colpiti" dall'impatto dell'epidemia Covid,
e che "c'è il rischio che si bruci liquidità per circa 50 miliardi di
dollari relativamente ai primi otto gruppi automobilistici mondiali.
Nella classifica degli
otto gruppi, il settimanale Economist ha posto al primo posto Bmw e all'ultimo posto
Fca". Ecco perché, ribadisce l'economista, la richiesta di una linea di
credito "non stupisce" perché "questo prestito e' finalizzato a
far fronte alla difficilissima situazione di liquidità che si e' venuta a
creare". Tuttavia, osserva, non si puo' non tener conto di alcuni aspetti,
a partire dalla fusione. "I due gruppi, Fca e Psa hanno confermato
l'intenzione di procedere con la fusione al massimo entro l'inizio del 2021 -
ricorda ancora il professore - poiché siamo ormai a metà maggio, è chiaro che
abbiamo davanti un orizzonte di pochi mesi in cui Fca resterà un gruppo autonomo.
Non si puo' non tener conto del fatto che non ci sarà più un piano
industriale Fca dal momento che il prossimo piano industriale
sarà presentato dal nuovo gruppo che nascerà dalla fusione".
La polemica
Nei giorni in cui Fca ufficializza la richiesta di una garanzia statale per un prestito da 6,3 miliardi, dalla maggioranza di governo arrivano reazioni dai toni diversi: duri quelli del Pd e della sinistra, che giudicano la richiesta incompatibile con il trasferimento della sede in Olanda, più dialoganti quelli del presidente del Consiglio, anche perché nel frattempo l'azienda aveva già chiarito con i sindacati che i fondi sarebbero stati impiegati solo in Italia.
La filiera dell'automotive in Italia, ricorda Fca, è composta da circa 10.000 piccole e medie imprese. E quindi in base ad un "innovativo" meccanismo, "tutte le erogazioni derivanti dalla linea di credito sarebbero gestite attraverso conti correnti dedicati, accesi con Intesa San Paolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani".
In base alle disposizioni del Decreto Liquidità l'ammontare della linea di credito dovrebbe essere pari al 25% del fatturato consolidato delle societa' industriali del gruppo Fca in Italia e cio fino a 6,3 miliardi. Fca spiega che "l'innovativo accordo riconoscerebbe il ruolo del settore automobilistico nazionale, di cui Fca, insieme ai fornitori e ai partner è il fulcro, nella ripartenza del sistema industriale italiano".
Fca, conclude la nota, impiega in maniera diretta 55.000 persone in 16 stabilimenti produttivi e 26 poli dedicati alla Ricerca e Sviluppo. Inoltre, "più di 200.000 posti di lavoro nelle 5.500 società fornitrici italiane altamente specializzate, sono direttamente legati al successo della continuità operativa della società. Altri 120.000 posti di lavoro in 12.000 imprese di tutte le dimensioni sono coinvolti nei concessionari e nell'assistenza ai clienti a supporto dell'industria automobilistica italiana. Inoltre, il 40% del fatturato annuale dal settore italiano della componentistica automotive - pari a 50 miliardi di euro - deriva dalle commesse di Fca".
Nel caso di Fca "parliamo di fabbriche italiane, di lavoro italiano, che occupano tantissimi lavoratrici e lavoratori italiani", aveva detto poco prima il presidente del Consiglio in serata durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi.
"Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico - ha aggiunto - Stiamo introducendo delle modifiche societarie che andranno sicuramente nel dl semplificazione per scongiurare la maggiore competitività di altri Paesi Ue. Per noi e' inaccettabile".
Per Conte "non c'e' solo un diritto societario più attraente ma anche agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. Non intendiamo più concedere questi vantaggi a nostri diretti concorrenti e stiamo lavorando a questo".
Il premier sottolinea inoltre che "se Fca può chiedere i soldi, significa che le norme del decreto legge lo consentono". Le varie bozze del dl rilancio contengono anche la possibilità del voto plurimo per alcuni azionisti, uno dei vantaggi societari olandesi. Conte promette che il dl rilancio verrà' pubblicato domani in Gazzetta Ufficiale. Il testo definitivo ci dirà se il gap competitivo tra Italia e Olanda si ridurrà. Va sottolineato, però, che nel pomeriggio il responsabile Fca per l'area Emea, Pietro Gorlier, aveva chiarito con i sindacati che avrebbe restituito il prestito in 3 anni e che il finanziamento sarebbe stato rivolto esclusivamente alla parte italiana del gruppo.
L'obiettivo, hanno reso noto i sindacati, è "pagare i numerosi fornitori, nonché facilitare la realizzazione dei 5 miliardi di investimenti previsti per il nostro Paese, in una situazione di sostanziale assenza di vendite e quindi di fatturato". Un chiarimento che è arrivato solo dopo le polemiche della mattinata. "Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un'impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato" aveva scritto il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, su Twitter. "Vedo che Fca della famiglia Agnelli chiede che lo Stato italiano garantisca per una richiesta di prestito da 6,3 miliardi di euro. Bisognerebbe chiedere in contropartita che riportino la sede legale e il domicilio fiscale in Italia, dopo averle spostate in Olanda e in Gran Bretagna" aveva aggiunto il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. "Così almeno - conclude l'esponente di Leu - un po' di tasse in più in Italia arrivano. È una questione di garanzie". "Condizioniamo l'aiuto dello Stato per imprese alla residenza giuridica e fiscale in Italia, a cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate; infine, a limitare, fino alla liberazione delle garanzie pubbliche, la remunerazione complessiva annuale del management a 20 volte la retribuzione annua degli operai. Sono alcuni degli emendamenti di LeU. Non è populismo.È la nostra Costituzione" scrive invece Stefano Fassina su 'Il Fatto'. Decisamente contrario all'iniziativa del Lingotto anche Calenda. "Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale" scrive su Twitter il leader di Azione.
Dichiarazioni precedenti, quindi, il confronto tra l'azienda e i sindacati, i primi a ritenere necessario il finanziamento. "Il Governo - commentano Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive - deve capire che l'industria e' il perno dell'economia italiana, che l'automotive in particolare è il primo settore italiano e sta attraversando una fase di delicata trasformazione, con l'entrata in vigore proprio quest'anno di normative europee molto restrittive sulle emissioni e con il processo di fusione fra Fca e Psa tuttora in corso. I sedicenti decreti di rilancio non rilanceranno proprio un bel nulla, se continueranno a trascurare del tutto l'industria e addirittura a mortificare il settore dell'auto".
"Nel decreto rilancio, azienda e organizzazioni sindacali sono rimasti delusi per la totale assenza di misure per il sostegno al mercato dell'auto", riferiscono Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, e il coordinatore nazionale Fim-Cisl Automotive, Raffaele Apetino. "Il governo purtroppo ha confermato come linea di politica industriale il sostegno all'acquisto di monopattini e biciclette. In un momento in cui Francia e Germania stanno sostenendo con forza l'automotive riconoscendo il valore che rappresenta per le rispettive economie e l'occupazione". Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive spiegano che "Fca ha confermato inoltre sia il piano industriale che di fusione con Psa".
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