Il sostegno pubblico alla domanda e agli investimenti.
Enormi sono le risorse che ovunque gli Stati stanno allocando per
evitare il tracollo dei rispettivi sistemi economici
Nonostante le tante differenze tra la crisi che investì gran parte del pianeta nel 1929 (quella che fece da laboratorio al New Deal del presidente Usa Rosvelt) e la crisi dei nostri giorni che ha investito l'intero pianeta, gli economisti non hanno alcun dubbio che allora, come adesso, la ricetta per venirne fuori è la stessa:
--sostenere la domanda delle famiglie per evitare che si contragga l'attività produttiva,
--sostenere gli investimenti produttivi sempre al fine che l'attività economica non si contragga.
In entrambi i versanti alimentandoli con denaro pubblico. Quel denaro pubblico che il nostro Stato non ha saputo gestire nel tempo e che adesso dovrà reperire sui mercati a caro prezzo; portando peraltro il debito pubblico ad oltre il 155% del prodotto interno lordo.
Come si sta muovendo il governo italiano, costretto ad operare fra populisti che sanno fare solamente i populisti e forze politiche che più o meno si riconoscono nelle ricette economiche di Keynes ?
-Sono stati immessi direttamente nei conti correnti dei lavoratori autonomi (coltivatori, artigiani, commercianti etc.) e dei professionisti i bonus nei limiti fissati dal governo. E' in preparazione un provvedimento dalle dimensioni mai visti ad opera di un governo di 55 miliardi che sèazierà a beneficio di aziende, lavoratori con la cassa integrazione in deroga e varie iniziative. Senza contare che l'Unione Europea movimenterà per contrastare la contrazione dell'attività economica cifre di vari ordini di centinaia di miliardi.
Quale la logica ? Keynes sosteneva: " sotterrate i sacchetti di denaro sotto terra e ancora più profonda sarà la crisi".
Con i bonus e i voucher del governo Conte (ma di tantissimi altri stati, dagli Usa a Singapore) si stanno lanciando soldi dall'elicottero (helicopter money, diceva Keynes) per sostenere la domanda dei consumatori. Si tratta di denaro pubblico.
Ovviamente esiste un limite a questo tipo di leva usata per non far morire l'economia.
E' facile evidenziare che il "cigno bianco" in questa fase non sta affatto volando: in buona sostanza quei soldi non provengono da alcuna nuova produzione di ricchezza.
Keynes ricordava che il reddito nazionale (la ricchezza prodotta) è il risultato della domanda dei consumatori e degli investimenti dei produttori (Y=C+I). Esiste tuttavia una (ulteriore) potenza di fuoco (=un moltiplicatore) (I/I-C) dove c'è la propensione marginale al consumo. Essa dipende da quando le persone spenderanno effettivamente i soldi, invece di metterli a risparmio per paura della crisi che via via potrebbe aggravarsi, accentuarsi.
Vedremo adesso come funziona il Cigno (bianco) relativo agli Investimenti, l'altro fattore che condiziona l'andamento di incaglio della crisi da cui intendiamo uscire e come col New Deal ne uscirono nel 1929 gli Usa applicando la lezione di Keynes.
Lo Stato ha a disposizione un cigno bianco da cavalcare, ed è molto efficace:
1) la costruzione di infrastrutture, prioritariamente ponti e strade, dighe e autostrade. Come sempre va fatta attenzione; specialmente da noi la leva keynesiana su cui stiamo riflettendo è spesso (sempre?) usata male, malissimo.
Con la scusa di sviluppare la leva di crescita e sviluppo abbiamo visto che si sono realizzate tante, troppe "cattedrali nel deserto", sperpero di denaro pubblico a beneficio magari di gente senza scrupoli e corruzione a sfondo politico.
2) La contingenza della crisi va affrontata -di contro alla precedente metodologia di investimenti stabili- ai nostri giorni anche e soprattutto nell'industria moderna, magari in quella tecnologico-moderna.
Entrando più nel merito.
Il coronavirus sta creando emergenze in quasi tutti i comparti produttivi e in tutti i settori civili della società. Settori che devono essere visti tutti fra loro collegati, non serve segmentare un comparto da un altro. La società italiana non può permettersi in questa fase storica di approfittare della crisi epidemica per fare (come potrebbero e forse faranno) paesi altamente sviluppati una "decrescita felice": Svezia, Germania ....
Le differenze e le ingiustizie sociali da noi sono troppe per non attrezzarci in questa fase storica al recupero del terreno perduto e (finalmente) per non pensare ad approfittare della crisi del coronasvirus per rilanciare il Meridione.
Cogliendo in pieno il senso e l'impatto delle politiche keynesiane, dobbiamo essere consapevoli che questo che stiamo vivendo è il tempo per ripensare alle politiche di redistribuzione.
Ai nostri giorni un primo volano, un accelleratore di crescita, è la "scienza" e la "Innovazione" entrambi campi di nuova e rilevante occupazione. Entrambi sono settori di investimento che richiedono tempo per la formazione e per il completamento dei cicli di ritorno. Questo è il tempo che va colto per cambiare il volto alla società.
Keynes in proposito riferisce un anedotto.
A causa del suo carattere affatto riverente Keynes fu punito con un voto basso all'esame di economia (o forse per l'incompetenza degli esaminatori). Il grande economista nel tempo si vendicò rifiutando la pubblicazione della tesi di vari noti economisti quando divenne direttore di una nota rivista economica.
Di Winston Churchill che non volle seguire i suoi consigli durante la problematica del "Gold standard" scrisse un libro: "Le conseguenze economiche di Mr. Churchill", un libro di chiara assonanza al suo precedente e più famoso testo "Le conseguenze economiche della Pace", in cui argomentava come le pesantissime sanzioni inflitte alla Germania dopo la Prima guerra mondiale avrebbero creato l'humus per un secondo conflitto mondiale.
In una lezione tenuta a Madrid nel 1930 profetizzò che la tecnologia avrebbe creato masse di disoccupati ma che al contempo avrebbe creato nuove figure professionali. Tutto sta nel saperne cogliere il "saldo", la differenza.
Oggi gli Stati hanno l'immensa possibilità di denaro senza che intervengano i noti "vincoli di bilancio" vigenti finora nell'U.E. Come verranno spesi ? Alla maniera dei populisti ? per rimanere il Meridione che siamo ?
Esistono invece possibilità enormi per mettere in moto il Meridione del Paese col "saldo" positivo fra la vecchia macchina produttiva del Sud e una nuova possibilità. Una classe politica attenta (che purtroppo non abbiamo) coglierebbe l'opportunità per investire nella tecnologia, nella scienza, nell'innovazione: Auto elettriche, supercalcolo, robotica, biotecnologia.
Tornando alla teoria keynesiana per allontanare il cigno nero arrivato col coronavirus ci sono disponibili parecchi cigni bianchi a cui ricorrere.
Manca la classe politica che capisca di crescita socio-economica. E purtroppo anche la coscienza pubblica nel Meridione è carente, tanto è che fa da serbatoio elettorale ai populisti.
(Segue)
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