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domenica 24 maggio 2020

Storia contemporanea. Perchè i nostri giorni sono questi e non altri

Perchè non esistono alternative all'Unione Europea

L'Italia del dopo "unità" si presentava con grandi diversità da regione a regione, da zona a zona; lo stesso quadro demografico era differenziato da una provincia all'altra per non parlare del livello di alfabetizzazione. Per dirla tutta, mancava persino una "lingua nazionale".
L'agricoltura fonte principale di sostentamento era quanto mai arretrata.
Dal 1861 al 1876 al governo andò la "Destra storica" e questa usò sempre, senza esitazione, la mano pesante davanti ad ogni esplosione sociale che spuntava frequentemente un pò ovunque. Merito che comunque gli storici attribuiscono a quei governi è l'avvenuto risanamento delle finanze pubbliche, sintetizzato nell'espressione -tanto gridata- del "pareggio del bilancio". 
Il pareggio lo si raggiunse con una stretta fiscale a scapito, in buona parte, delle fasce disagiate della società: su queste ricadette la grave -sul piano sociale- tassa sul macinato, causa sopratutto nelle campagne di un vastissimo malcontento e di innumerevoli rivolte. 
A trovarsi fra l'incudine ed il martello furono inevitabilmente i "mugnai".

L'economia imposta dalla Destra si caratterizzò nel "libero scambio", nel primato dell'agricoltura sull'industria, nell'avvio delle costruzioni ferroviarie. 
Irrisolta rimase col governo della Destra la "questione romana", esacerbata sopratutto dall'occupazione della città di Roma, e col divieto papale ai cattolici di farsi coinvolgere nella vita politica del paese.

Nel 1876 andò al potere la "Sinistra storica" (primo ministro De Pretis). Il termine Sinistra non deve ingannare: il movimento socialista era ancora in fase nascente e serpeggiante nella società ma non ancora organizzato. 
Per Sinistra storica si intende invece una sorta di fusione fra molte figure dell'epopea risorgimentale e la crescente borghesia liberale del Paese. A caratterizzare questa fase politica del paese è il "trasformismo", i cui caratteri avremo modo di scoprire.
Furono comunque impostate alcune importanti riforme:
--l'obbligo scolastico per il primo ciclo dell'istruzione elementare,
--riforma elettorale con cui fu allargato, di poco, la base degli aventi diritto al voto (anno 1882).
--cambio di alleanze: dall'amicizia con la Francia si passò alla c.d. "Triplice alleanza: Germania, Austria-Ungheria-Italia".
--Una iniziale espansione coloniale in direzione dell'Africa.
--Un cambio di visione dal libero-scambio al protezionismo con l'introduzione di alte barriere doganali. 
Il risvolto sociale di questa scelta fu la costituzione di un blocco di potere fra settori industriali e agrari (industria del Nord avanzata + latifondismo del Sud arretrato).

Su questa scelta di politica economica nacque inevitabilmente quella che per decenni e decenni sarà definita la "questione meridionale" che visibilmente viene colta nell'emigrazione di massa (milioni e milioni di esseri umani che abbandonano il Sud in direzione, sopratutto, delle Americhe) e nella permanenza della situazione di arretratezza del l'agricoltura meridionale. 
Di contro -sopratutto nell'ultimo decennio del secolo- l'industria del Nord decolla e comincia a dare in quelle regioni un tenore di vita inimmaginabile da sud di Roma fino a Trapani.

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