Oggi a Portella delle Ginestre non si e' festeggiata solamente la festa del Lavoro. Oggi cadeva il 65' anno della strage di tanta gente, la cui unica colpa era di volere un riscatto della loro terra e della loro condizione sociale. Giuliano, e' ovvio, non amazzo' quella gente per derubarli di qualcosa. No, il bandito esegui' il servizio per beneficiare dei committenti. Committenti politici; non per nulla si e' parlato di "strage di stato".
Vediamo il contesto socio-politico in cui la prestazione delinquenziale di Giuliano si colloca.
LA VITTORIA DELLE SINISTRE - La guerra era ormai finita da appena due anni. Quel primo maggio si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, che il fascismo aveva spostato al 21 aprile.
A Portella si erano ritrovati in duemila, per lo piu' gente di Piana degli Albanesi che ripetevano il rito di ritrovarsi il 1' maggio attorno alla pietra su cui Nicolo' Barbato insegnava cosa fosse la dignita' dell'uomo, cosa fosse il diritto ad avere un lavoro retribuito ed altro ancora. Anche quell'anno a ritrovarsi li' erano per lo più contadini, pronti a manifestare contro il latifondismo, per la riforma agraria e per festeggiare la recente vittoria del Blocco del Popolo nelle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana. La lista unitaria PCI–PSI aveva conquistato 29 seggi, contro i 21 della DC.
L’ATTENTATO - Dalle colline circostanti la vallata di Portella delle Ginestre partirono delle raffiche di mitra che uccisero 11 persone e ne ferirono altre 27.
La CGIL proclamò lo sciopero generale accusando i latifondisti di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Dopo quattro mesi si seppe che le raffiche vennero sparate dagli uomini di Salvatore Giuliano, il quale nel 1949 fece recapitare ai giornali una lettera in cui parlava dello scopo politico di quella sua azione.
LE MORTI STRANE - Giuliano fu ucciso in circostanze che ancora oggi hanno molte ombre il 5 luglio 1950. All’inizio si disse che la morte fu opera del capitano Antonio Perenze. Successivamente si scoprì che ad ammazzarlo fu il suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, avvelenato a sua volta in galera nel 1954 dopo aver manifestato la volontà di rivelare i nomi dei mandanti. Nel 1949 l’allora Ministro degli Interni Mario Scelba (dc) smentì il contenuto di quella lettera, rafforzando l’idea che i banditi si mossero su indicazione della mafia. Il giorno dopo la strage il ministro Scelba riferì all’Assemblea Costituente che dietro quest’azione non c’era nessun altro protagonista oltre al bandito Giuliano. Il processo confermò la responsabilità di Giuliano e si concluse con la condanna all’ergastolo di Pisciotta e di altri componenti della banda.
LE PAROLE - Le testimonianze di Gaspare Pisciotta hanno mostrato come ci fosse lo zampino della politica dietro la strage:
«Coloro che ci avevano fatto le promesse si chiamavano così: L’onorevole deputato democristiano on. Bernardo Mattarella,l’onorevole deputato regionale Giacomo Cusumano Geloso, il principe Giovanni Alliata di Montereale, l’onorevole monarchico Tommaso Leone Marchesano e anche il signor Scelba. Furono Marchesano, il principe Alliata, l’onorevole Mattarella a ordinare la strage di Portella della Ginestra. Dopo le elezioni del 18 aprile 1948, Giuliano mi ha mandato a chiamare e ci siamo incontrati con Mattarella e Cusumano; l’incontro tra noi e i due mandanti è avvenuto in contrada Parrino, dove Giuliano ha chiesto che le promesse fatte prima del 18 aprile fossero mantenute. I due tornarono allora da Roma e ci hanno fatto sapere che Scelba non era d’accordo con loro, che egli non voleva avere contatti con i banditi.»
Prima di morire per mano di Pisciotta, Salvatore Giuliano spiegò con queste parole il perché della Strage di Portella della Ginestra, parole raccolte dall’archivio CGIL:
“Non si poteva restare indifferenti davanti all’avanzata diabolica della canea rossa, la quale, allettando con insostenibili e stolte promesse i lavoratori, ha sfruttato e si è servita del loro suffragio per fare della Sicilia un piccolo congegno da servire al funzionamento della macchina sovietica”.
CHI E’ STATO? - Si è capito quindi perché queste persone sono morte, ma non si è mai capito invece chi è stato il mandante. Mafia, politica, iniziativa personale, fascisti, servizi segreti USA preoccupati dell’espansione delle sinistre in Italia, latifondisti siciliani. I protagonisti in negativo morirono in pochi anni: Giuliano nel 1950 e Pisciotta nel 1954 avvelenato da un caffé alla stricnina. Anche il processo del 1971 come detto attribuì la resposabilità alla banda di Salvatore Giuliano.
IL RICORDO - Oggi a Portella della Ginestra c’è un memoriale realizzato tra il 1979 e il 1980. La si è voluta lasciare all’aria aperta. Un muro a secco di 40 metri fiancheggiato da una trazzera taglia la terra nella direzione degli spari. Tutt’intorno, per un’area di circa un chilometro quadrato ergono grandi massi in pietra locale, alti da 2 a 6 metri, cavati sul posto della pietraia, uno per ogni morto della strage. Per ricordare i caduti e celebrare una volta di più il primo maggio per la sua vera essenza, la festa del lavoro e della libertà.
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