Da parecchi mesi l’economia siciliana, come del resto quella
nazionale, non cresce (è in recessione).
Negli ultimi anni l’intero sistema Sicilia mette in evidenza
significativi flussi di trasferimenti (o meglio di redistribuzioni) a favore
delle famiglie e della Pubblica Amministrazione. Significa, per dirla in poche
battute, che viviamo di … previdenza, assistenza ed indebitamento.
E’ ancora importante rilevare (si tratta di dati ufficiali
Istat) che l’indebitamento del
sistema complessivo Sicilia non finalizzato a finanziare investimenti ma per
sostenere prevalentemente i consumi che, a loro volta, in ogni caso decrescono.
Da noi infatti la spesa pro-capite per famiglia è in coda nella classifica
delle regioni.
Più del 50% delle famiglie
siciliane, secondo i parametri Istat, vive al di sotto del livello di povertà e
tutte le indagini delle associazioni di tutela dei consumatori asseriscono che
continuando l’attuale trend socio-economico fra breve assisteremo all’esplosione
dello “stato di insolvenza” per quanto attiene pagamento
delle bollette relative alle utenze domestiche, i mutui bancari, ed il rimborso
dei prestiti al consumo.
La Regione Sicilia è sostanzialmente
ferma e in forte ritardo nell’attivazione delle risorse aggiuntive dei fondi
comunitari.
Fa riflettere inoltre il fatto che
il flusso di ricchezza ogni anno prodotta in Sicilia,
-per il 5% sia imputabile al
settore primario (agricoltura),
-il 18% all’industria (in senso
stretto e costruzioni) e per
-il 77% ai servizi.
In pratica significa che gran parte
del reddito vada imputata alla produzione di servizi, la cui caratteristica è
che generalmente non li vendiamo a nessuno e li paghiamo di tasca (qui sta
nascosta la voce parassitismo della burocrazia regionale e non).
Uno studio
della facoltà di Economia di Palermo evidenzia che il sistema economico siciliano è bloccato, in
quanto non riuscira’ piu’ a produrre beni, ma solamente servizi (stipendi,
sarebbe meglio dire). Il che significa anche che le politiche di bilancio della
Regione, nei prossimi anni, saranno sempre più improntate a gestire l’emergenza
e la precarietà piuttosto che lo sviluppo. Significa che se veramente si
attuerà il federalismo nessuna regione sarà disposta a passare “stipendi” ai
siciliani.
Questi studi,
indagini e dati Istat sono disponibili a chiunque lo desideri.
Non
comprendiamo perché 90 deputati regionali, super pagati per un lavoro che non fanno, non sanno fare,
non vogliono fare, continuino a sedere dove non hanno titolo di sedere.
La Sicilia
non ha futuro.
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