LA “SPINA” DI PALERMO
Caos “democratico” (per il Partito Democratico,
s’intende…).
Chiusasi fragorosamente la stagione del
berlusconismo (anche nelle
sue diramazioni -“metastasi”, per alcuni- locali: dalla Moratti a Milano, a
Cammarata a Palermo…), tutti i segnali convergevano
in un’unica direzione: l’irripetibile opportunità per il Pd, principale
forza d’opposizione in questi anni, di
capitalizzare elettoralmente da un lato la “frustrazione pidiellina” (per
quel promesso “miracolo economico” trasformatosi in incubo!), dall’altro la “rabbia leghista” (di
chi è passato dall’orgoglio di gridare “padroni a casa nostra!” alla vergogna
di scovare “ladroni in casa propria”!).
Test politico di primordine era
rappresentato dalle amministrative di Palermo (quinta città d’Italia), dove dieci anni di mala amministrazione Cammarata (macchiata da svariati
scandali e da una “gestione privata” della Cosa pubblica) avevano fatto lievitare le ambizioni del centrosinistra di governo cittadino.
Per il Pd, dopo essere entrati a Palazzo dei Normanni “furtivamente” dalla
finestra, la prospettiva di entrare a Palazzo delle Aquile dall’ingresso principale
appariva alquanto “allettante”… (in molti già pregustavano di dare il
“benservito” al Pdl).
Nello stesso Popolo della Libertà
tutti davano per persa la “fortezza palermitana” (previsione quanto mai azzeccata).
Avendo “perso la faccia”, del resto, il Pdl non si era fatto scrupoli a “chiederla in prestito” al giovane
Massimo Costa, il candidato col volto da tronista prescelto come agnello
sacrificale dai “berluscones” (tanto corteggiato prima del voto… quanto
scaricato immediatamente dopo!).
Tutto sembrava già scritto…
Nessuno, però, aveva fatto i conti con una legge che non ammette sconti, quella di Murphy,
secondo la quale “se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi può condurre
alla catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”.
Ebbene, questo “qualcuno” si è concretizzato
nel Partito Democratico!
L’autolesionismo proverbiale del Pd si è spinto al punto di seminare “tanta polvere” da raccogliere “solo
vento” da quello che si preannunciava come il più grande raccolto dopo il
“bunga bunga”!
Ecco
spiegato come, in vista delle elezioni cittadine, i Democratici si sono cimentati in un “triplo salto mortale” mai riuscito
prima:
- in primis, PERDERE LE PRIMARIE (Bersani in persona si era speso a
sostegno della candidatura di Rita Borsellino -altro errore strategico,
trattandosi di una personalità degnissima ma praticamente scomparsa dalla scena
politica locale, dopo l’elezione di ripiego all’Europarlamento-);
- in secundis, PERDERE LE “SECONDARIE” (ossia le elezioni, quelle “vere”),
pur avendo a malincuore appoggiato il candidato premiato da discusse primarie, Fabrizio
Ferrandelli;
- in tertiis, CADERE SOTTO I COLPI DEL
“FUOCO AMICO”, ovvero perdere contro un ex alleato, Leoluca Orlando (di fatto una “costola” della
sinistra palermitana e “candidato in pectore” di quella parte del Pd più “malpancista”).
Mentre molti già pregustavano il
“dolce sapore” della vittoria… alla fine ci
si è dovuti accontentare del “gusto amaro” della sconfitta!
Nemmeno appellarsi a Santa Rosalia è
servito a molto di fronte al “masochismo democratico”.
Nessuna “corona d’allori” per i
dirigenti del Pd (già pronti
a sfilare sul carro del vincitore): in
compenso, tante “corone di spine”!
Uno spot
pubblicitario recentemente andato in onda recitava: “ti piace vincere facile?”.
Prendendo
spunto da questa réclame, proporrei al Partito
di Bersani di adottare il seguente slogan alle prossime elezioni: “ti piace perdere facile???”
Il Partito Democratico siciliano (“diviso”
per costituzione, “perdente” per vocazione!) esce dalla prova delle urne
“bocciato senza appello”.
Ridottosi ad una “banda
post-democristiana” alla ricerca di una qualche sistemazione personale, il Pd
(meno “L”) è apparso:
- in primo luogo, del tutto carente
di un’idea alternativa di politica e di società (come si può, ad esempio, far da
stampella ad un Presidente di Regione fino a poco tempo fa definito “degno
erede del cuffarismo”?);
- in secondo luogo, scevro di un
minimo di spessore politico e culturale (l’unica idea dominante nella sua classe dirigente non
sembra “cambiamo il Sistema”, bensì “facciamoci strada nel Sistema”!).
I Democratici dell’Isola hanno
mostrato così poco riguardo nei confronti dei propri elettori da impedire con ogni pretesto lo svolgimento del referendum consultivo
chiesto a gran voce dalla base per avallare
o meno la scelta verticistica dell’“appoggio esterno” ad un Governatore indagato
per “concorso esterno” in associazione mafiosa.
Ma come dargli torto, in effetti?
Che necessità vi è di svolgere un
referendum per certificare ciò che è “alla luce del sole” (ovvero l’insofferenza
del suo elettorato)???
Tornando al clamoroso
responso delle amministrative, Fabrizio
Ferrandelli, presentatosi in un primo momento col volto da bravo ragazzo impegnato in politica e nel sociale, probabilmente
vittima delle sue ambizioni, si è
abbandonato all’“abbraccio mortale” dei Cracolici & Company non valutandone
le conseguenze.
Quella che doveva essere la
candidatura civica di una giovane promessa della politica è divenuta ben presto diretta emanazione della fronda più “inciucista e lombardista” del Partito.
Ferrandelli, così, ha finito col perdere -dico bene, ritenendo ormai segnato l’esito
del ballottaggio- non solo in virtù della grande popolarità di Orlando ma anche perché apparso una “pedina” nelle
mani di “vecchi marpioni” della politica, pronti a sponsorizzare la sua candidatura ad uso e consumo
proprio!
“Sguaiate”,
baldanzose, supponenti, poi, sono apparse le sue prime reazioni post voto:
1- Che senso
ha accusare Orlando di aver sottratto voti al centrodestra, macinando consensi
al di fuori del proprio bacino elettorale di riferimento?
Ciò, più che un’“infamia” di cui
render conto, appare il principale merito dell’ex Sindaco!
Quale altro sarebbe l’obiettivo di
un candidato se non conquistare la fiducia anche di coloro che, fino a ieri, non
lo avrebbero votato?
2- Come può, inoltre, l’aspirante sindaco di una Città così problematica definire
“cialtrone” un uomo che, nel bene e nel male, ha già amministrato il Capoluogo
siculo per ben tre consiliature?
Se
persino la senatrice Finocchiaro (candidata del Pd alle ultime regionali) è
arrivata ad ipotizzare un suo appoggio ad Orlando, c’è da credere che Ferrandelli, più
che muovere all’attacco, dovrebbe lavorare molto sulla “difensiva”…
3- Come si può, infine, illudere
gli elettori prospettando il ballottaggio come il secondo tempo di una partita che
riprenderà da uno “0 a 0” e palla al centro?
Onestà intellettuale suggerirebbe, piuttosto, l’immagine calcistica dello “0 a 3” e palla al centro (considerando
lo striminzito 17% di consensi di Ferrandelli al primo turno -a fronte del 47%
di Orlando- e gli “oltre 60 mila” voti di scarto registrati tra i due candidati!).
Sgombrando
il campo da equivoci, lungi da me vendere
“fumo per arrosto”!
Leoluca Orlando:
- in primo
luogo, non rappresenta la “panacea di
tutti i mali” (meglio diffidare, piuttosto, da chi vanta “poteri salvifici”
o si presenta come l’“unto del Signore”!);
- in secondo
luogo, se ha scelto di scendere in campo
lo ha fatto più con un occhio a Roma che a Palermo (in buona sostanza, per
non farsi troppo oscurare all’interno dell’Idv -partito eminentemente
“leaderistico”- da personaggi quali l’evergreen Di Pietro e l’emergente De
Magistris).
L’ex Sindaco non è certo “il nuovo che avanza”… semmai “l’usato sicuro” (per citare
l’infelice battuta di Bersani).
Ma, se in così tanti palermitani lo hanno
preferito al primo turno -e, son sicuro, faranno altrettanto al secondo-, evidentemente i volti nuovi che la politica
palermitana ha espresso (o, meglio, gli “apparati” reggenti le loro spalle)
sono apparsi un’alternativa ben poco
credibile…
Auguriamoci solo che il probabile
nuovo, vecchio Sindaco si confermi all’altezza delle aspettative di una Città
“assetata di futuro” e “affamata di legalità”…
Gaspare Serra
Blog “Panta
Rei
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