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domenica 22 settembre 2024

Riflettiamo sulla Sicilia di ieri e di oggi

 Ancora sul brigantaggio, prima di passare alla

 mafia siciliana

 Stando allo storico Giarizzo sui briganti del post-unità del Paese (l’Italia) circolarono molte storie, sia vere che leggendarie, e comunque utili per far  comprendere le ragioni per cui una persona di qualunque paese dell’Isola poteva darsi alla “latitanza”.

  I racconti che trattano del brigantaggio siciliano, da quelli numerosi del post-unita’ d’Italia fino a quelli del post-seconda guerra mondiale (=Giuliano …), dalla voce popolare in Sicilia, trovarono sempre un torto subito come fatto scatenante che induce a diventare un fuori-legge. In pratica il bandito siciliano diventava fuorilegge per vendicare veri o (più frequentemente) presunti torti subiti. 

 I giornali dell’epoca, consultabili in molte biblioteche pubbliche, non si concentrano, frequentemente, sulla violenza di chi la commette e/o di chi la subiva, ma offrono un taglio quasi giustificativo di vendetta ad un torto subito, un furto, l’uccisione di un congiunto, ragione per cui era quasi un obbligo rispondere nello stesso modo, sangue per sangue. 

   Da questa situazione e da questa premessa culturale, inevitabilmente, si avviava una “faida” interminabile che, in via di fatto non riconosceva la legge pubblica, quella dello Stato. E quella che nel post “unità d’Italia” era di fatto una “faida” tra famiglie  non ammetteva che potesse esserci una legge dello Stato a regolarizzare le gravi vicissitudini. 

  L’opinione pubblica, se così si può definire, dell'epoca ammetteva che si potesse procedere in netto contrasto con le leggi, a cui in linea generale e spontaneamente veniva contrapposta l’omertà, cioè la mancata rivelazione all’autorità pubblica dei contrasti, che normalmente venivano risolti ricorrendo alla violenza privata. Chi, occasionalmente faceva ricorso alle autorità di polizia per un torto subito, veniva, in quel clima culturale di allora, bollato (giudicato) di non essere un “uomo”.

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