Fra i propositi di svolgimento sulle pagine che seguiranno punteremo a focalizzare i punti più anacronistici, più aspri e più iniqui del sistema feudale in terra di Sicilia, quello che gli antenati arbereshe arrivati dai Balcani, fuggendo sia dalle violenze che dalle angherie turche, vennero poi a ritrovarle, in qualche modo ed in forme semplicemente più edulcorate, anche in terra di Sicilia.
Avremo tempo e spazio sul blog per soffermarci sul ruolo dei LoJacono, da cui alcuni rami della discendenza sono ancora presenti nella vita sociale di Contessa Entellina.
L’area del messinese nel XV secolo, e sin dal periodo dell’Impero bizantino, praticava la religiosità cristiano-bizantina e rientrava nel campo d’influenza di Costantinopoli. Fu su questo presupposto che il Cardona scelse, per la guida sia civile che religiosa della nascente comunità arbereshe contessiota, pure questa di religiosità Cristiano-bizantina, amministratori-notai, clero e gestori dei singoli feudi i LoJacono che, avremo modo di rilevarlo, segneranno per più secoli, la Storia di Contessa.
Tratteremo sul blog, nelle settimane prossime, di mappe censuarie, estimi catastali, di imposizione fiscale e sostanzialmente del sistema tributario siciliano gestito dai baroni, medianti i “personaggi civili”, figure -come ricordato- di loro nomina e fiducia. E se qualcuno pensa che questo percorso narrativo potra’ essere poco interessante, diciamo invece che esso consentirà di conoscere la strumentazione legalistica della comunità cinquecentesca cui erano obbligati gli arbereshe, sino al sorgere del latifondismo e per certi aspetti sino a tempi ben oltre.
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