Su La Lettura, rivista culturale, di due settimane fa, relativamente all’analfabetismo religioso degli italiani, si faceva cenno -fra altro- di un’indagine commissionata dieci anni fa dalla Tavola valdese a Gfk Eurisko, secondo cui: La Bibbia sarebbe letta solo da un italiano su tre, e però:
=== il 20% da Gesù.
===Soltanto il 39% dei cattolici praticanti era in grado di nominare i quattro evangelisti.
===Il 70% del totale non riusciva a collocare in ordine cronologico Noè, Abramo, Mosè e Gesù.
===Più del 50% non sapeva dire chi avesse dettato i Dieci Comandamenti,
===Mentre solo il 3% dei cattolici praticanti era capace di elencarli.
===Le virtù teologali risultavano ignorate dall’83% degli intervistati.
===Infine, soltanto il 44% collegava Vladimir Putin all’ortodossia, il 62% non sapeva indicare la religione di Primo Levi, il 59% ignorava il padre della Riforma protestante.
A dieci anni di distanza da quell’allarme le cose non sono migliorate. Anzi, è sempre più grave la questione dell’analfabetismo. Sui vecchi ritardi si innesta infatti il nuovo scarto tra il poco che conosciamo della religione del nostro tempo e il tanto che del nostro tempo è condizionato dalla religione.
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