Uliveto, sua coltivazione e produzione
Un primo insegnamento che si acquisisce quando si desidera conoscere il mondo dell’olivicoltura e’ che questo (1) questo non tollera né le alte temperature né quelle eccessivamente fredde. (2) rispetto alle aree pianeggianti preferisce quelle collinose.
Nel 1876 vennero diffusi i primi dati sull’intensità di coltivazione e produzione dell’olivo in Italia: delle 69 province che costituivano allora il Regno d’Italia in 19 non risultano presenti impianti di ulivo, La produzione media di olio era di Kg/ha 346 e di 3milioni di quintali/anno. Nel Meridione l’olivo generalmente era consociato con vigna, alberi di fichi e fichi d’India. Nel Centro-Nord del Paese gli alberi di olive erano disposti in larghi filari e tra questi si applicava l’avvicendamento di colture erbacee.
Dal 1870 iniziò un periodo di crisi della produzione italiana a causa delle condizioni meteorologiche, parassitarie, economiche generali e persino della forte domanda del mercato di legname di olivo. Comincio’ inoltre la concorrenza dell’olio di semi.
Nel 1912 la superficie destinata ad uliveto ammontava a 2.344.680 ha.( 1.793.990 in coltura promiscua e 559.690 specializzata). Pure la produzione di olio subì un forte calo: dai 3,088 milioni di quintali del periodo 1879-83, passo’ a 1,892 milioni di q.li del periodo 1916-20. Gli esperti hanno attribuito quella significativa crisi 1) alla scarsezza di concimazione, 2) ai lavori al suolo scarsi, 3) alle cure culturali eseguite male, 4) a nessuna lotta ai parassiti.
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Gli studiosi su quella fase storica attribuirono ai produttori una grave colpa: pretendevano il frutto quando madre natura lo dava. Oggi la filosofia è cambiata, e vedremo in che direzione.
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