Il capitalismo di Stato e la
guerra civile in Russia
Con il capitalismo di Stato, Lenin aveva tentato di introdurre un'innovazione per dare un respiro alle casse esauste dello Stato sovietico. Dopo la sua morte, la politica economica proseguì per qualche tempo, ma nel 1924 Stalin si propose di fare della Russia un paese industriale; in realtà sarà facile cogliere che egli dietro al dibattito sull'assetto economico nasconde, in realtà, l'avvio della spietata e sanguinaria lotta per conseguire il potere assoluto ed esclusivo che vedrà precipitare la neo-nata URSS nel terrore.
Andiamo per ordine.
Avvenne (1). Dopo la vittoria dei bolscevichi nella guerra civile del 1918-1921, l'economia del paese era rasa al suolo. Le terre erano incolte, la gran parte degli impianti industriali erano inattivi e la fame dilagava nell'immenso Paese. Il primo provvedimento del governo sovietico fu di nazionalizzare tutti gli impianti industriali e di vietare ai privati qualsiasi attività dal piccolo al grande commercio. In poche parole ogni attività di portata economica passò sotto la sfewra dello Stato.
La reazione del governo fu spietata: scioperi e marinai ammutinati, definiti "controrivoluzionari", e l'insurrezione di Kronstadt vennero represse nel sangue dalle truppe sotto il comando di Lev Trotzkij (1). La piega sanguinaria assunta dalla rivoluzione bolscevica, convingono Lenin a modificare gli intenti rivoluzionari/sanguinari e a introdurre una nuova politica economica, la Novaja Ekonomisheskaja Politika (Nep).
Vedremo in cosa consistette.
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(1) Trotzkij fu politico, rivoluzionario, politologo e militare di origini ucraine, assieme a Vladimir Lenin fu la figura centrale della Rivoluzione d'ottobre e del gruppo dirigente della nascente URSS. Ideologicamente un marxista, membro del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, i suoi scritti e il suo pensiero ispirarono la scuola ideologica conosciuta come trockismo
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