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mercoledì 30 giugno 2021

Repubblica Italiana. I cittadini ... l'uomo libero, l'uomo consapevole (9)

 Che equilibrio è esistito nell'esperienza italiana fra legge, diritti e giustizia?


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Fino agli anni sessanta del novecento (periodo dei governi centristi o centro-destra) è sembrato sussistere il primato della legge. Ciò ha significato  il primato del legislatore, e quindi dei politici. 
 Si usciva dal periodo fascista e il ruolo e la scena prevalente erano quelli del governo (che aveva vasta influenza sul Parlamento perchè, in più forme e modi, poteva condizionare la rielezione dei deputati). 

 Andando indietro nel tempo, col Fascismo e col partito unico, è rimasta famosa l'affermazione del ministro della Giustizia Alfredo Rocco: " I diritti dell'individuo non sono altro che il riflesso dei diritti dello Stato". Ciò stava a significare che tutto era condizionato al volere dello Stato e del suo Governo.

 Tornando al periodo dei governi centristi, dominati dalla Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa ma asse fondamentale del sistema, la magistratura all'interno del sistema istituzionale ha avuto un ruolo molto marginale. La difesa dei diritti era sostenuta dai partiti, all'interno della società attraverso la loro capillare presenza, e soprattutto in Parlamento dove venivano portate le istanze della base.

 In quei primi decenni repubblicani ai partiti (dell'area governativa) non interessò mai di conferire ruolo di centralità alla magistratura. Da qui mai nessuna legge venne varata che potesse attribuire ruoli e spazi di tutela di diritti alla magistratura. La tutela dei diritti soggettivi e la validità della legalità in quei primi decenni di vita repubblicana non fu mai conferita all'Ordinamento giudiziario.

(Segue)
 

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