Ci proponiamo di percorrere un lungo cammino, in più pagine del Blog, per provare a conoscere cosa abbia significato per gli italiani la transizione dal fascismo alla democrazia, dalla monarchia alla repubblica. Proveremo a cogliere lo spirito profondo dell'essere "cittadini" rispetto a sudditi, "democratici" rispetto a intolleranti, "aperti al mondo e all'altro" rispetto ai sovranisti orgogliosi di sé stessi.
Tratteremo di principi, ma soprattutto di reale sostanza delle leggi e di come esse incidono in quello che è -e deve essere- lo spazio di libertà di ciascun cittadino. Tratteremo di Storia e di vita ordinaria, di attualità e soprattutto dei tanti perchè della società di oggi.
Non si tratta di una rubrica politica-politicante, ma di un itinerario attraverso cui vogliamo trovare i perchè del nostro "oggi", L'oggi di ciascuno di noi.
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I diritti umani
Le istituzioni del nostro paese, l'Italia, derivano al pari di tutte quelle dei paesi di cultura occidentale, dallo spirito e dai nuovi portati culturali della rivoluzione americana (1765 - 1783) e della successiva rivoluzione francese (1789-1799). Nulla a che fare col precedente sistema di vita dell'età moderna, quella che va dalla scoperta dell'America, o se si vuole, dal crollo di Costantinopoli, fino alla Rivoluzione francese o a quella americana.
Non si tratta di semplici segnaletiche epocali e basta. No! Con le due rivoluzioni ricordate si affermano per la prima volta nella storia dell'umanità principi fondamentali che dell'uomo, strumento dei potenti e insignificante suddito, fanno e creano invece "il cittadino".
Per intenderci meglio: gli arbëreshe che nel XV-XVI secolo arrivano dai Balcani in Sicilia non godevano di nessun diritto e nessuna tutela; erano strumenti di lavoro -al pari degli attrezzi agricoli e degli animali da lavoro- da impiegare sui feudi dei "baroni" locali. La loro fiducia e volontà di sopravvivenza era affidata esclusivamente alla loro fede religiosa e al buon cuore dei baroni che, però, li accoglievano semplicemente per mettere a cultura i loro vasti domini in prevalenza disabitati e incolti della Sicilia Occidentale. Ogni diversa interpretazione buonista o dolciastra frequentemente usata urta contro la realtà del tempo e contro la storia dei sistemi di governo precedenti la Rivoluzione francese.
L'età contemporanea
In cosa consiste il portato di civiltà delle due ricordate rivoluzioni di fine "Settecento" ? Da quei due eventi rivoluzionari è sorto un trinomio attorno a cui si svilupperà -ancora fino ai nostri giorni- la vicenda umana e la "Storia" dell'occidente:
-- i diritti,
--la legge,
--la giustizia.
Dalla progressiva (1) espansione dei diritti, dalle (2) modalità di tutela di quella che comincerà ad essere la "dignità" dell'essere umano e dalle (3) condizioni materiali che via via saranno poste a disposizione di ciascuno per esercitare i diritti potranno riconoscersi i progressi ed i gradi di democrazia di qualsiasi comunità e di qualsiasi paese.
Per meglio intendere il tempo che stiamo vivendo in Occidente ai nostri giorni, rispetto all'età feudale e/o rispetto ai sistemi vigenti nei paesi islamici o asiatici alla cinese, possiamo affermare che la legge è lo strumento con cui giudichiamo le intenzioni dei governi e delle assemblee parlamentari occidentali. Attraverso la gazzetta ufficiale cogliamo, o siamo in condizione di cogliere, -in Occidente- il senso di marcia verso cui si vuole proiettare il domani della società e -per chi è culturalmente avveduto- si può cogliere pure il senso di marcia cui mirano i governanti.
Nelle società avanzate europee ed americane chi sa leggere le gazzette ufficiali -detto in breve- capisce pure quali sono i veri rapporti socio-economici e gli interessi che contano e che -nella pratica- si stanno perseguendo.
La giustizia non è altro che l'applicazione dei diritti sanciti e quindi della legge. Dal funzionamento della giustizia giudichiamo se un sistema di governo è capace o meno di mantenere le promesse che stanno alla base delle precedenti leggi varate.
Del trinomio ricordato in questa pagina ci avarremo nel prosieguo del ragionamento con cui intendiamo leggere i risvolti della contemporaneità rispetto all'antichita', al medio evo e alla modernità.
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