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giovedì 10 giugno 2021

Giacomo Matteotti. Il 97° anniversario dell'eroe antifascista

 Nella primavera del 1924 il Fascismo era al potere da un anno e mezzo. Il 6 aprile di quell'anno si erano svolte le elezioni per la nuova Camera sulla base della nuova legge elettorale "Acerbo" e si era costituito il nuovo governo Mussolini sostenuto fa fscisti, liberali, fuoriusciti dal partito popolare, france di democratici ed esponenti nonostante  militari.

 L'opposizione socialista nonostante i parecchi tentativi di costituire una coalizione che non consentisse al "listrone liberal-fascista" di aggiudicarsi il governo arrivò a quella costituzione dell'esecutivo duramente provata dalle mille persecuzione ai propri militanti che tentarono nei seggi di denunciare i brogli elettorali. I dati elettorali ufficiali diedero al listone "fascista" il 64,9% dei consensi contro il 35,1 delle opposizioni guidate dai socialisti.

Il 30 maggio, data della riapertura della nuova Camera dei Deputati, Giacomo Matteotti, esponente riformista dei socialisti ed uomo intransigente anti-fascista, pronuncia un discorso documentato di denuncia contro le violenze e le irregolarità compiute dai fascisti presso tutti i seggi della penisola. Il giorno dopo tutti i giornali conservatori/fascisti accusarono l'opposizione socialista, e specificatamente l'intervento di Matteotti,  "mostruosamente provocatorio".

Il 10 giugno Matteotti viene aggredito e rapito da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Amleto Poveruomo e Augusto Malacria, squadristi fascisti e collaboratori del Ministero degli Interni. Alcune persone presenti all'agguato diffondo l'allarme, ma le forze dell'ordine non trovano il cadavere.

I compagni di partito di Matteotti presentano sulla circostanza interrogazioni alla Camera e accusano in prima persona il Presidente del Consiglio. Mussolini il 13 giugno, con molto imbarazzo, assicura l'apertura di una inchiesta sull'accaduto. Le formazioni socialiste dell'opposizione, articolate in più gruppi (riformisti, massimalisti etc.)  costituiscono un comitato unitario e persino alcuni ministri rassegnano le dimissioni e prendono le distanze dal governo (Giovanni Gentile, , Luigi Federzoni). Accade anche che parecchi alti funzionari dei servizi di sicurezza presentano pure essi le dimissioni e alcuni si rendono  latitanti. Alla stampa italiana -quella ancora libera- e querlla straniera hanno la netta sensazione che il nascente regime si trovi in seria difficoltà. Il questore di Roma, il capo della polizia vengono rimossi dagli incarichi, come a voler dire che ciò che era avvenuto non coinvolgeva gli incarichi di governo.

Il 12 giugno Dumini fu arrestato e fu rinvenuta la macchina con cui il parlamentare socialista era stato rapito; era intestata  a Filippo Filippelli, direttore del "Corriere italiano". Il 18 giugno fu arrestato il segretario del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Marinelli, con l'accusa di complicità in relazione al caso Matteotti, insieme ai sicari Volpi e Poveramo.

Nonostante la palese complicità del governo, il re sabaudo Vittorio Emanuele III, rifiutò di sciogliere il governo e di indire nuove elezioni. Il Partito Comunista, che si era staccato dal Partito Socialista, esce dal Comitato delle Opposizioni.

il 24 giugno Mussolini dichiara che il governo e la maggioranza parlamentare non intende ulteriormente subire  le accuse ed il ricatto delle opposizioni e chiede a Camera e Senato un voto di fiducia che, inevitabilmente, gli viene concesso. Le opposizioni a fronte del comportamento del Capo dello Stato (il Re) e del Capo del governo (Mussolini)  il 27 giugno proclamano la "secessione dell'Aventino".

Il 16 Agosto viene trovato il corpo di Giacomo Matteotti in località Quantarella. (nei pressi della via Flaminia). Nel paese cresce lo sgomento e Mussolini aumenta la repressione nei confronti delle opposizioni parlamentari e nei confronti alle reazioni popolari che dilagano nel Paese.

Il 25 gennaio 1925 Mussolini, in un discorso alla Camera,  si assume la "responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è accaduto" avanzando ormai in via definitiva verso la soppressione del sistema parlamentare. Il processo agli assassini del parlamentare socialista si svolse a Chieti il 16 marzo 1925 e, nel dibattimento, la difesa degli accusati fu svolta da Roberto Farinacci, segretario del Partito Nazionale Fascista. "Il processo non si farà nè al regime, nè al partito. Il processo andrà fatto alle opposizioni".

La sentenza pur ammettendo i fatti materiali escluse l'omicidio volontario e pur riconoscendo la complicità in omicidio preterintenzionale condannò tre dei cinque imputati, Dumini, Volpi e Poveruomo a 5 anni, 11 mesi e 20 giorni di pena, con il condono di 4 anni sulla base di un decreto amministrativo di amnistia.

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(La narrazione riportata in questa pagina segue il testo "L'età dei totalitarismi e la seconda guerra mondiale" de La Biblioteca di Repubblica).

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