Da oltre due secoli, dalla Rivoluzione francese, la storia ed il grado di "democrazia" dei popoli e delle nazioni, vengono valutati sulla base del trinomio
"diritti"
"legge"
"giustizia".
Un paese appartiene alla sfera dei paesi evoluti e democratici (a) se i diritti dei cittadini sono dilatati al massimo, (b) se la tutela dei diritti medesimi è accessibile e facile per tutti e (c) se i governi e i parlamenti si esprimono solamente attraverso le leggi varate piuttosto che attraverso le grida dai balconi.
Le leggi in Occidente devono essere aderenti allo spirito della carta fondamentale che ciascun paese si è data per prospettare i diritti e la sfera della magistratura (la giustizia); magistratura chiamata ad operare in aderenza e nel rispetto dei "diritti" dei cittadini e delle "leggi" dello stato.
E' la sintesi -quella qui sopra- di quanto riportato nella precedente pagina.
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Perché un paese possa dirsi democratico, e l'Italia degli ultimi settantacinque anni lo è stato sia pure con parecchie pagine più o meno astruse, deve sempre esistere una relativa "tensione" culturale e di confronto quasi continua fra
-cittadini,
-parlamenti,
-governi,
-partiti,
-magistrati
-e mezzi d'informazione.
La calma e le acque chete all'interno delle varie espressioni dello stato non sono infatti segnali di buona salute democratica. Per dirla brevemente: gli stati dove c'è un Lukascenco o un Putin che esprimono da soli l'immagine unica di una comunità nazionale non hanno nulla a che fare con la democrazia. Quelle espressioni dello Stato-comunita' sopra elencate devono essere l'una slegata dall'altra nell'ambito dell'unica cornice, quella della carta costituzionale. Pure questa nei profili culturali e politici può essere sottoposta a riletture e a modifiche.
Avremo modo in seguito di rilevare con ampia visione che all'interno del nostro Paese, al pari di altri paesi democratici, possono avvenire eventi ed espressioni di protagonismo ora egemonizzati da uno o dall'altro delle espressioni istituzionali che tutti insieme costituiscono lo Stato. All'inizio del Novecento -infatti- il ruolo di primo piano era essenzialmente del Parlamento, del governo e della magistratura oggi un forte ruolo di orientamento dell'opinione pubblica lo possiedono i mezzi di informazione (internet, TV, giornali etc). Ruolo rilevante possiedono oggi, nell'orientare l'opinione pubblica, alcuni ordini professionali (i medici che hanno tolto molti spazi alla politica negli ultimi mesi caratterizzati dalla pandemia, gli avvocati che dialogano con i media e spiegano le malefatte dei politicanti, etc,). Sulla scena della vita pubblica più la politica mostra crepe più crescono i ruoli e le figure che vanno ad occupare la scena della vita pubblica. E' di questi ultimi mesi come un ex banchiere, Mario Draghi, si è preso cura di una funzione prettamente politica, la presidenza del Consiglio dei Ministri.
I cittadini in quanto tali, attraverso le insegne dei diritti civili, di quelli della salvaguardia ecologica, del pacifismo etc. riescono pure loro a prevalere sul precedente ruolo dei partiti che, almeno in Italia, sono divenuti la larva di ciò che erano fino agli anni sessanta, settanta del Novecento.
Con le poche righe di questa pagina ci siamo proposti di evidenziare che nei paesi democratici il protagonismo istituzionale è, deve essere, sparso ed allargato e diffuso. E da noi, in Italisa, è diffuso notevolmente grazie, forse, alla crisi dei partiti. Crisi che ha purtroppo -pure- i suoi risvolti negativi; ne tratteremo in seguito.
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