StatCounter

venerdì 11 giugno 2021

Il domani sarà bello. Noi siciliani giudichiamo i politici non per ciò che non fanno oggi ma per quello che ... faranno mai

 Guidare le comunità nazionali, regionali e locali è nelle possibilità e nel diritto di chiunque sia magiorenne ed abbia la fedina penale discretamente pulita.  Avere la possibilità ed il diritto per proporsi però non sempre significa che chiunque potrà essere un buon gestore della cosa pubblica.

 Leggiamo sui giornali di oggi -secondo Carlo Alberto Tregua-  che la nostra regione, la Sicilia,  in venti anni, dal 2000 al 2019, ha perso il nove per cento del Pil (Prodotto interno Lordo), ossia che -oggi- essa produce meno ricchezza di venti anni fa. E già in quell'anno duemila era andata non molto bene rispetto al decennio precedente.

 Il giornale che ci sta sotto gli occhi descrive la politica ed i politicanti della nostra regione come realtà che procede - alla luce dei dati- al passo del gambero. Che procede praticamente verso l'impoverimento complessivo della comunità isolana.

 Nel ventennio in esame abbiamo avuto governi sia di presunta Sinistra (come dimenticare il governo Crocetta?) che di Centro-Destra, fino all'attuale composizione guidata da Musumeci.

 Nel crollo socio-economico della nostra Regione non si intendeno attribuire ovviamente  responsabilità individuali o personali; quando una comunità regionale perde quasi il dieci per cento del PIL in un ventennio è responsabilità di una intera classe dirigente siciliana. E' segno che il governo è stato affidato a chi -probabilmente- sa parlare bene e razzolare (per impreparazione o magari per altro) malissimo.

In Sicilia -lo dicono i dati- esiste in quasi tutti i posti di guida pubblica carenza di professionalità, ignoranza delle leggi della scienza economica, mancanza di senso imprenditoriale, ignoranza di dirigenzia. 

 Non si intende denunciare carenza intellettuale; c'è che le capacità personali degli uomini di vertici sono rivolti -frequentemente- verso interessi di parte piuttosto che verso l'interesse territoriale collettivo. Non si fa ricorso alla lungimiranza; si guarda all'oggi.

A leggere i giornali, che peraltro non peccano in Sicilia di svolgere opposizione preconcetta, le carenze stanno: 

a) nell'ineguatezza nel redigere progetti poliennali per fare aumentare il tasso infrastrutturale dell’Isola; 

b) nella politica dissennata nella gestione dei rifiuti;

c)  nell'assenza di un progetto organizzativo della Pubblica amministrazione; i dirigenti si muovono infatti in carenza di strategie e di visioni, che i politici -da parte loro- non sanno o non vogliono applicare. Dirigenti che da noi -per quanto a numero- superano qualsiasi altra realtà italiana.

 Le nostre strade, quelle provinciali, danno l'aspetto tipico del terzo mondo. Eppure ci candidiamo -in vista e in conseguenza del Recovery Plan- a voler accogliere masse di visitatori.

 Per dare il senso dell'incapacità politica della nostra classe dirigente, leggiamo sempre sui giornali di oggi (Carlo Alberto Tregua), che  la Regione ha a disposizione circa quattro/cinque miliardi di fondi europei a valere sul Piano Operativo 2014/20, circa dodici miliardi a valere sul Piano Operativo 21/27, due o tre miliardi di fondi statali, oltre alla disponibilità di finanziamenti a tasso bassissimo della Banca Europea per gli investimenti (BEI) e una decina di miliardi e forse più che dovrebbero arrivare dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non sono pochi.

Cos'altro dire ? Che in Sicilia ci gioiamo delle cose che dovremmo fare, piuttosto che rattristarci per le tante opportunità finora sistematicamente mancate!

Nessun commento:

Posta un commento