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sabato 5 giugno 2021

Parole e autori. In breve

 Le dimissioni

"Il silenzio fu interrotto dal rumore improvviso di una sedia spostata, il ministro della cultura si era alzato e annunciava dal fondo con voce forte e chiara, Presento le mie dimissioni, Questa poi, non mi dica che, proprio come il suo amico ci ha appena promesso in un momento di lodevole franchezza, anche lei ci penserà alla prossima occasione,  tentò di ironizzare il capo del governo, Non credo che sarà necessario, ci avevo già pensato all'ultima, Questo significa, Solo quello che ha udito, niente di più, La prego di ritirarsi, Stavo per farlo, signor primo ministro, se sono tornato indietro è stato solo per prendere congedo. La porta si aprì, si chiuse, al tavolo rimasero due sedie vuote. Questa poi, esclamò il presidente della repubblica, non ci eravamo ancora riavuti dal primo colpo e ci siamo presi un nuovo schiaffo, Gli schiaffi sono ben altri, signor presidente, ministri che vengono e ministri che vanni, è cosa normale nella vita".

José Saramago

scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese, Premio Nobel per la letteratura nel 1998. 

1922 - 2010

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L'idea di rintracciare il breve testo del premio nobel Saramago ci è venuto in mente dopo la scenegiata avvenuta a Palazzo d'Orleans, a Palermo, sede del governo regionale. Un assessore due mesi fa si era dimesso in seguito ad un procedimento giudiziario circa la regolare registrazione dei contagiati di covid nella nostra regione, la Sicilia. Senza che ancora si conosca l'esito del procedimento giudiziario appena avviato, due giorni fa quell'assessore è tornato a svolgere il ruolo governativo, ben accolto dal Presidente che finora aveva mantenuta libera la sedia assessoriale.

Un detto in auge nella stampa italiana recita, più o meno: Di dimissioni ci sono sempre quelle auspicate e quelle che i politici italici minacciano, ma che raramente danno.

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Francesco Merlo, giornalista, ebbe a scrivere tempo fa -più o meno- "L'italiano non si dimette mai, ... i tentadivi di farlo o le resistenze alle dimissioni non sono segno di grandezza morale da spirito ribelle,  ma italianità pura, pimento e fuoco della stessa filosofia difensiva di chi ha operato scorrettamente. L'italiano non si dimette mai da nessun ruolo perchè è consapevole della propria inadeguatezza...

Persino nella nostra lingua madre -il latino- il verbo è transitivo 'mandare via, licenziare, congedare', non esiste la forma riflessiva 'se dimittere'.

Lo scittore Francesco Merlo scriveva le riflessioni ricordate ed altre che riguarderanno questa pagina con riferimento ad un grosso personaggio della scena italiana dei primi anni duemila.

I politici italiani sanno tutti che ad ogni uscita corrisponde sempre una entrata e così come avviene in un teatro ogni attore che esce dalla scena si prepara di rientrarvi subito, prima che altri occupino il ruolo.

Nella politica italiana (e soprattutto in quella siciliana) non è mai esistito un personaggio che si sia veramente dimesso da un ruolo, fosse ... in estrema ipotesi... quello di usciere. Da noi, in Sicilia, tutto e sempre finisce -dice qualcuno nelle piazze dell'Isola-  a tarallucci e vino.

Pure il sindaco di Corleone si
era dimesso in seguito alla
questione insorta dalle vaccinazioni
anti-covid non
 in linea con le priorità prescritte.

Ha pure lui ritirato le dimissioni
dopo un paio di settimane.


Chi segue con attenzione la politica italiana scopre sempre, prima o dopo, che le "dimissioni" non sono mai esistite, che siano state "vere" e "serie". Nemmeno i dittatori si sono mai dimessi: Mussolini in quel 25 aprile si dimise perchè fuori c'erano i carabinieri pronti ad arrestarlo, De Mita, Craxi o Occhetto, uomini diversi fra loro della prima Repubblica, osarono dimettersi o più verosimilmente furono dimessi -ciascuno per circostanze e situazioni diverse fra loro- dai nuovi contesti e scenari che si presentarono davanti a loro?. Non per loro volontà. 

I libri di storia ci riferiscono di Celestino V (lo ricorda sempre il testo che ci sta davanti di Francesco Merlo) che avrebbe esternato il "gran rifiuto" del soglio pontificio, eppure alcuni suoi contemporanei riferiscono che i cardinali, alcuni, lo ossessionarono fino al punto che non ne potè più di continuare a resistere alle loro continue imboscate.

La tv nel pomerigio dell'altro ieri, 3 giugno 2021, riferi' di due sacerdoti cattolici che si sono spogliati della tunica ma non si sono dimessi. Otterranno la dispensa ma non l'annullamento del loro ruolo.

Chi ha esperienza di vita aziendale e/o di pubblica amministrazione sa che in genere i gradi alti delle istituzioni (pubbliche o private) non vengono mai licenziati; quando non li si vuole più fra i piedi gli viene concesso uno "scivolo".

Alcune dimissioni vere

1893: Giolitti

Il Presidente del Consiglio è accusato di avere coperto le irregolarità della Banca Romana ed è costretto a dimettersi. Lo scandalo coinvolse il mondo politico e la speculazione edilizia e finanziaria. Di quella crisi finanziaria -lo scriviamo per inciso- ebbero gravi conseguenze negative almeno dieci famiglie contessiote i cui risparmi erano frutto di anni di emigrazione a New Orleans.

1974: Willy Brandt

Il 6 maggio il cancelliere tedesco si dimette a causa del coinvolgimento di un suo collaboratore Giunter Gallaume in uno scandalo spionistico. La decisione sorprese molto l'opinione pubblica.

1976: Nixon

Coinvolto nello scandalo Watergate, l'8 agosto Nixon annuncia le sue dimissioni dalla carica di Presidente. Per evitare l'impeachment ammette di aver tentato di insabbiare i fatti.

1978: Leone

In seguito allo scandalo Lockhead, una vicenda di tangenti, Giovanni Leone si dimettev da capo dello Stato. Le dimissioni erano state chieste dalla stampa e da alcune forze politiche.

2006: New Orleans

La gestione del disastro provocato dall'uragano Katrina fa saltare la poltrona di Michael Brown il capo della Fema che inizialmente Bush aveva elogiato per il suo lavoro.

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