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martedì 1 giugno 2021

Motivi per riflettere. Noi gente del XXI secolo

 Fatti e detti

Giovanni Brusca, soprannominato u verru  lo scannacristiani per la sua ferocia, è un mafioso ed è pure un collaboratore di giustizia; in passato è stato membro non di seconda fila di Cosa Nostra. Si e’ autoaccusato di 150 delitti, fra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, auto-definendosi “un mostro“. 

La sua vicenda criminale è legata alla strage di Capaci, dove azionò il telecomando che provocò la strage del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta.

E' uscito dal penitenziario di Rebibbia con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna che gli era stata inflitta. Inevitabilmente le reazioni alla notizia diffusa dai media sono  state contrastanti, anche se si sa bene che i pentiti godono di sconti di pena e benefici sulla base delle leggi preesistenti da tempo..

E' stato Brusca ad azionare il telecomando che fece esplodere l’ordigno che provocò la strage di Capaci e fu lui a ordinare lo strangolamento e lo scioglimento di un omicidio sconvolgente quale fu quello del piccolo Giuseppe Di Matteo. U verru era un boss incontrastato di San Giuseppe Jato e un fedelissimo del Capo dei Capi di Cosa nostra, Totò Riina ed ora -uscito dal carcere- sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come ha deciso la Corte d’Appello di Milano.

Maria Falcone, sorella di Giovanni

Quello che temevamo da tempo si e’ avverato: Giovanni Brusca, il ‘macellaio’ che ha premuto il telecomando a Capaci, e’ libero. Lo prevede la legge, una legge che ha voluto mio fratello e che rispettiamo, ma restano il dolore, la rabbia e il timore che un individuo capace di tanto male possa tornare a delinquere” La sua collaborazione con la giustizia, sottolinea Maria Falcone , “e’ piena di ombre, la stessa magistratura lo ha detto piu’ volte. ‘U Verru’, il porco, cosi’ lo chiamavano i suoi complici, ha nascosto molte verita’, specie sulle sue ricchezze che, sono convinta, non sono state confiscate interamente. Ci auguriamo che la magistratura e le forze dell’ordine vigilino: sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Rocco, Antonio e Vito che possa tornare indisturbato a godere di soldi che grondano sangue”.

 Tina Montanaro,  vedova del caposcorta di Falcone

“Sono indignata, lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”

Giuseppe Costanza, autista di Falcone che scampo al terribile acquato perchè a guidare quel giorno era lo stesso magistrato

 “La notizia che sicuramente non mi fa piacere. È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi. Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone, né la moglie, né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita. Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”.

Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, il bimbo rapito all’età di 12 anni, sequestrato, strangolato e il cui cadavere è stato soppresso.

“Umanamente non si potrà mai perdonare. Per me il dolore della morte di mio fratello non si rimarginerà mai, per mia madre la sofferenza è ancora più grande. Ma abbiamo fiducia nella magistratura che ci è stata sempre vicina. Se non crediamo nella magistratura non crediamo più nello Stato. Brusca ha ucciso mio fratello ma espiato la pena nel rispetto della legge”.

Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo

"La liberazione di Brusca, che per me avrebbe dovuto finire i suoi giorni in cella, è una cosa che umanamente ripugna. Però, quella dello Stato contro la mafia è, o almeno dovrebbe essere, una guerra e in guerra è necessario anche accettare delle cose che ripugnano. Bisogna accettare la legge anche quando è duro farlo, come in questo caso".

"Questa legislazione premiale per i collaboratori di giustizia fa parte di un pacchetto voluto da un grande stratega, Giovanni Falcone, per combattere la mafia, dentro ci sono l'ergastolo ostativo, il 41 bis. Va considerata nella sua interezza ed è indispensabile se si vuole veramente vincere questa guerra contro la criminalità organizzata".

"L'alternativa, in assenza dell'ergastolo ostativo sarebbe stato vedere tra cinque anni questa persona libera senza neppure aver collaborato con la giustizia e senza aver permesso di assicurare alla giustizia tanti altri criminali come lui".  

"Anche perché la sua collaborazione con la giustizia è stata molto travagliata: in un primo tempo aveva cercato di fingere per minare le istituzioni. Non credo si sia veramente pentito, come, invece, ha fatto Gaspare Mutolo, assassino anche lui, che ha ucciso, strangolandole, 50 persone a mani nude, ma che oggi penso sia una persona veramente cambiata. Di Brusca non ho questa impressione".

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