La Giustizia
Il Recovery Plan, lo abbiamo lasciato trasparire nelle precedenti pagine, è -sarà- l'occasione per modernizzare la macchina pubblica del nostro Paese: la pubblica amministrazione, la scuola, la giustizia e tutto il resto, compreso l'intervento pubblico nel sistema economico-produttivo.
La filosofia che si vuole (o forse si deve?) sviluppare è quella di agevolare la libera concorrenza, di creare le migliori condizioni possibili per il libero mercato.
Sulla Giustizia, di cui in questi giorni i media ci stanno dando senso di come essa abbia agito e probabilmente continuerà ad agire (caso Palamara e non solo esso), abbiamo tutti capito che essa non punta sempre ad individuare la verità delle vicende, ma, spesso, mira a creare e/o perseguire situazioni di potere di parte.
Nel comparto economico si presume che possa, che potrà essere possibile -in sede arbitrale- emettere provvedimenti cautelari. C'è pure chi resta perplesso di fronte alla eventuale cessione di poteri di un giudice a chi non è giudice.
Perplessità si colgono ancora sui giornali sulle misure in favore di una liberalizzazione (privatizzazione) del trasporto pubblico locale. Il trasporto pubblico -si sostiene da alcune parti- è un bene comune, e va gestito come tale.
In breve:
Il governo intende incidere sulle norme che regolano lo svolgimento dei processi, in un’ottica di semplificazione delle procedure e di riduzione dell’attuale durata, che penalizza cittadini ed imprese. Il tema giustizia è uno dei punti di frizione tra l’Italia e l’Europa, che per concedere i fondi del Next Generation Eu chiede misure drastiche e profonde. Da qui l'intenzione di
- rafforzare le garanzie di imparzialità nell’arbitrato;
- estendere l’ambito di applicazione della negoziazione assistita;
- garantire una «migliore e più estesa applicabilità» dell’istituto della mediazione, che oggi è obbligatoria solo per alcuni tipi di cause.
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