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lunedì 24 agosto 2020

Referendum. Se la democrazia costa alcuni milione in più, la crescita socio-economico-culturale non è mai arrivata dalla demagogia populista

Si vuole risparmiare sulla democrazia.

A volerlo sono coloro che preferiscono, magari,

un uomo solo al comando.

 Il "partito delle burle", quello di Beppe Grillo, si era affermato come primo partito prospettando rimedi miracolosi ( ...l’abolizione della povertà?) che poi ovviamente  si sono rivelati delle semplici prese in giro.

  Adesso il partito grillino (seguito a ruota dai sovranisti di destra) propone la riduzione dei parlamentari  con un referendum che dovrà svolgersi il prossimo 20-21 settembre. Sostengono che si risparmieranno 500 milioni ogni 5 anni e che verrà assestato un colpo alla “casta”, a quei politici che camperebbero succhiando il sangue degli italiani.

  Chi sa fare i calcoli -perchè ha studiato- sostiene che il risparmio del taglio di 345 parlamentari corrisponde a 280 milioni circa per 5 anni. Atteso che in materia di "democrazia" ci si vuole aggrappare ai risparmi, viene da interrogarci sul perchè i grillini rifiutano i fondi del MES ? un finanziamento dell'U.E. che ci farebbe risparmiare ben 500 milioni all’anno ? Ma essi li rifiutano perchè sono gratis.

  Chi sa leggere i giornali sa bene che la casta non siede in Parlamento, bensì negli uffici pubblici, e soprattutto nella pletora di aziende pubbliche, dove i 5 Stelle hanno insediato nei posti di comando tanti loro uomini. Dall'Inps a ...centinaia di consigli di amministrazione.

  Tutti siamo consapervoli che il sistema istituzionale presenta gravi difetti, ma l'avere individuato nella sola riduzione del numero dei parlamentari il miglioramento del sistema è tipicamente da populisti. Il difetto  non sta infatti nel numero di parlamentari, ma nella confusione dei poteri tra i vari livelli di Governo. Il Parlamento funziona in maniera distorta a causa di regolamenti vecchi e della ricerca del consenso attraverso elargizioni pubbliche (sussidi, redditi cittadinanza, etc.). In tutto il mondo i problemi sociali si prova a risolverli attraverso il lavoro. Solamente in Italia i populisti sono al governo e qui gestiscono i soldi pubblici esattamente come facevano cinquant'anni fa i democristiani. 

Servirebbe in Italia 

-cambiare i regolamenti delle camere  

-impedire gli emendamenti nella legge di Bilancio (avviene nei paesi avanzati),

-impegnare i parlamentari sugli indirizzi politici generali e sul controllo dell’applicazione delle leggi 

-e intrattenerli sulle indagini nel funzionamento del paese.

Non intendiamo affatto sostenere che il numero dei parlamentari non si può, ed anzi esso va ridotto. Ma questo deve avvenire nell’ambito di un disegno complessivo di miglioramento del funzionamento delle nostre istituzioni. Non vogliamo nemmeno sostenere che con questa modifica la democrazia sia in pericolo. Sappiamo bene però che tanti cittadini, impauriti e preoccupati del futuro pensano -in questa fase politica- all’uomo forte, pensano a soluzioni immediate e miracolose.  La riduzione del numero dei parlamentari, staccata da qualsiasi altra riforma istituzionale, rischia di dare un ulteriore spinta verso il declino del sistema democratico che invece andrebbe riformato, piuttosto che affossato. 

I 5 Stelle danno a questa riforma il significato del superamento della democrazia. La ritengono vetusta. Accanto alla riduzione del numero dei parlamentari avevano infatti proposto il vincolo di mandato (tutto il potere alle segreterie dei partiti) e il referendum popolare propositivo che avrebbe infatti svuotato la rappresentatività delle Camere a favore della democrazia diretta (i famosi 50 mila votanti iscritti alla piattaforma Rousseau).

Credere che una volta ridotto il numero dei parlamentari si faranno necessariamente altre riforme davvero importanti per migliorare il funzionamento del nostro sistema, visti i precedenti, è una illusione. E questo lo sappiamo tutti, proprio tutti.

 Cosa farà il PD sul referendum, dove regna la solta forte spaccatura nel suo gruppo dirigente ? 

Sabino Cassese, grande studioso costituzionalista, denuncia da tempo la politica  delle mance continue senza che si offrano -come altrove-  opportunità di lavoro. L'Italia -lo dicono in tanti- non è più in grado di sostenere i sussidi continui e non finalizzati all'espansione del "lavoro-produzione", quelli tanto cari ai grillini. 

 Noi la pensiamo come qui sopra riportato e come abbiamo attinto sulla stampa più aperta  del nostro paese. La democrazia è probabile, anzi è certo, che costa più di un regime populista, e costa sicuramente più di una dittatura, di un uomo solo al timone, ma il benessere di un popolo non è mai dipeso dai populisti.

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