Liberazione e Servizio
Il primo miracolo: una vecchia malata,
simbolo dell'intera umanità tormentata,
è liberata e da subito si adopera per gli altri.
NOTA correttiva
(in realtà Marco 1, 29-35
sarà proclamato il 20.09.2020)
Ci scusiamo con i lettori
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Dal catechismo della
Chiesa Cattolica
I. Libertà e responsabilità
1731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine. 1732 Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito. 1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato. 1734 La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l'ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti. 1735 L'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali. 1736 Ogni atto voluto direttamente è da imputarsi a chi lo compie... ==^^^== |
Dal testo
HO TROVATO UNA PAROLA
padre Pietro Gullo
Comunità Trinità della Pace Edizioni
pag. 377
BRECCE
Impensabili le forme dell'amicizia
Dio ci sorprende dover ci attende l'amico,
traspare nella gioia dove si rinasce nell'amore
Dopo tanti anni di sacerdozio, è la prima volta che partecipo ad un matrimonio civile, divorziato lui. Comunitariamente presenti per amicizia. Siamo nel pieno dell'arena del mondo. Dentro, senza appartenerghi. Tante le contraddizioni ed i conflitti non facilmente risolvibili, nè con le leggi nè con i decreti, soprattutto da parte della Chiesa, anche se dovrà farlo, tornare a chiarire, a non declinare la Verità, a non mettere coperchi a pentole bollenti. E' certo che il mondo non è capace di aprire strade nuove, persegue strade che giustifica, buonizza, manipola e tutto diventa elegante, bello, accettabile, perchè no ?
Grandi sfide ci attendono. Tirarci indietro non possiamo e non dobbiamo. Il Vangelo è il Vivente, di oggi. L'Apocalisse è sempre in opera. Se creativamente non iniziamo a dialogare -senza declinare o corrompere la Verità- , se non cominciamo ad inventare strade per veicolare dignità, senso e interpretazione della persona- ci troveremo a difendere scheletri di verità nei musei delle chiese, tra le mummificate santità incapaci di sconvolgere, provocare, osare.
Ecco, più che attendere inerti e buonisti, dobbiamo osare noi provocare, distendere dovunque tovaglie di Verità, vertigini di valori, purezze di Bellezze anche se immersi nella battaglia, anche col pericolo di essere fraintesi ma non inquinati. Indifferenti, mai. La Verità senza persone che la fanno, resta inghiottita, perchè non si tratta di principi, ma di persone.
In nome della persona abbiamo partecipato, coinvolgendoci nella celebrazione della vita che non vuol dire approvare o giustificare, ma esserci: quell'esserci della presenza inquietante, l'esserci di chi ti provoca, io ci sono, noi ci siamo! Testimonianza non indifferente l'esserci, valutando e discernendo l'evento e l'accadimento della vita. Anche se tutto fosse avvenuto religiosamente in Chiesa, ugualmente avrei coraggiosamente osato affermare che è in nome della vita che ci siamo, dell'indissolubilità dell'amicizia. Ci siamo perchè amici. Non possiamo separare Dio e l'amico, non posso scrollarmi il Dio che credo dall'amico. Non perchè rappresento Dio, la Chiesa, liturgie e tradizioni, celebro l'amicizia. Dio è l'amico!
Ciò non porta a giustificare nulla delle intricate questioni contemporanee, nè le strade creative nuove devono essere scimiottate di religiosità anch'esse sepolte. Ma è immergendoci, osando, tentando, stando accanto, insieme, forse sbagliando, chissà fallendo, che man mano si potrà trovare la forma migliore per la difesa della dignità di ogni persona, dell'amore dovunque accade: "Rinascere all'amore dove semini".
Se Dio è amico dei poveri, è ai ricchi che bisogna annunciare la Buona Notizia, la Verità. La Beatitudine appartiene ai poveri e a coloro che lo diventano.Non in forma magica, nè con facili e superficiali conversioni. In mezzo c'è la Croce! Bisogna imparare la pazienza della Verità, chè è dare la vita.
Al confine delle possibilità non bisogna scandalizzarsi di portare la Parola, di gridarla, affermarla, sussurrarla. Molti dei presenti ci hanno ringraziato per la nostra presenza. E' arrivato l'annuncio, la parola si è incarnata ? Non deve subito interessarci. E' la breccia, l'entrata, la possibilità del dialogo, che per adesso bisogna costruire, per innalzare un giorno ponti. Integri e non conformi al mondo. L'amicizia non deve essere confusa con il toccasana. Dolcezza della presenza, dell'accompagnamento, si.
Ho compreso tante cose partecipando all' "amercicanata" di un matrimonio civile, in una bella villa di proprietà, dai paesaggi naturali non indifferenti. all'impeccabilità dell'organizzazione magnifica.
La coppia nuziale resta integra nel rispetto e nell'accoglienza verso di me e della comunità. Per questo oso riflettere e abbiamo osato strade nuove nella trasparenza del nostro esserci. "Chi è pronto a supplicare dall'amore, ha per fontana lo sguardo di chi ama".
Rifletto che i ricchi sono i poveri più poveri. Che non possiamo abbandonarli. Che qualcuno, senza inquinarsi e giustificare, deve farsi carico dei ricchi, poveri tra i poveri. Che bisogna aprire brecce, bussare, osare ai confini. Non è il Gesù del Vangelo vivente che tutti avvicina, chiama, e converte a nuove mense ?
Che qualcuno abbia compassione dei poveri più poveri, ricchi atteggiati, depressi, non amati, desiderosi del respiro di una parola, superbi perchè da sempre abbandonati, prepotenti perchè chi avrebbe dovuto avvicinarli per amore e dignità, si è colluso e approfittato delle ricchezze.
Di compassione mi si è inondato il cuore, non perchè ho smarrito la Verità della Giustizia, ma perchè la persona è degna dovunque e chiunque sia, soprattutto tra i ricchi, poveri tra i più poveri. Nella Verità, qualcuno deve iniziare a osare. "Nessuno riconosce la sua storia se non dopo la preghiera di chi si offre".
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