(2)
Contessa Entellina e ricordi
E' di pochi giorni fa l'intitolazione dello slargo compreso all'inizio delle due strade cittadine di Via Plescia e Via della Libertà al dott. Giuseppe Amico.
Quell'area anni fa veniva identificata dai contessioti con la denominazione "au ponti"(al ponte) e poi successivamente "alla pompa di benzina di Trapani".
--oo0oo--
Giuseppe Amico, non c'è persona a Contessa che non lo abbia conosciuto o che non ne abbia ascoltato la vicenda professionale che è strettamente unita -per più decenni- alla vita sociale, civile ed ovviamente sanitaria di Contessa Entellina. Dagli anni cinquanta fino agli anni ottanta è stato primariamente il medico di tutti i contessioti. E' stato secondo il regime sanitario allora vigente, il medico condotto del paese ed era contemporaneamente l'ufficiale sanitario dell'intero territorio comunale.
Per chi non ha vissuto gli anni anteriori all'introduzione del Servizio Sanitario Nazionale ricordiamo che il medico condotto ha rappresentato per intere generazioni l’artefice di ogni azione tesa a soccorrere un infortunato o una persona ammalata e nell’urgenza era in grado di affrontare qualsiasi situazione, anche la più difficile. Il dottore Amico, era d'avvero un amico dei tremila abitanti degli anni cinquanta e poi dei familiari dei tantissimi emigrati che restavano a Contessa nella speranza che il congiunto partito facesse fortuna in Germania o in Svizzera. Il medico -in quegli anni post-guerra non curava solamente le infermita era in quel contesto umano pure il consulente su come procedere nella vita sociale. Giuseppe Amico possedeva innato quel saper entrare in immediata sintonia con chiunque gli sollevasse affanni più umani che sanitari. Aveva come diceva la gente allora "la buona parola, l'incoraggiamento e a volte la soluzione per ciascuno".
Essendo l'amico-consulente che entrava in tutte le case e che riscuoteva piena fiducia, già negli anni cinquanta, poco tempo dopo l'insediamento a Contessa, entrò nelle diatribe politico-amministrative locali. Il confronto locale allora era piuttosto pesante in paese i temi erano quelli della riforma agraria, l'immane disoccupazione e persino la bassissima scolarità che sconfinava nell'analfabetismo diffuso.
Ciò che con grande intuito percepì il dottore Amico in quella tornata elettorale degli anni cinquanta fu che il paese necessitava di "fiducia", proprio quella fiducia che egli in breve tempo aveva saputo conquistarsi localmente. Gli schieramenti locali tradizionali erano quello di Sinistra (Psi, Pci) e quello della Democrazia Cristiana, entrambi improntati in qualche modo da visioni del periodo pre-fascista che alla lontana ricordavano, negli accenti che usavano, i Bianchi e i Neri dei primi anni del Novecento. Peraltro nel corso delle precedenti elezioni politiche e regionali i quadri dirigenti locali di quegli anni post-guerra Psi e Pci erano stati calamitati dalla dc con impieghi all'eras etc.
Su ispirazione e iniziativa del dottor Amico le elezioni furono vinte da una terza lista (Croce e Campana); quel quadriennio amministrativo con sindaco l'insegnante Pia Schirò fu manifestazione e dimostrazione che il dottor Amico oltre che bravo ed efficiente medico possedeva un grande intuito politico. Intuito che sempre lo accompagnerà durante tutti i decenni trascorsi a Contessa.
Traslasciando, per intanto, l'impegno per la passione medica che lo rendeva sempre reperibile di giorno o di notte, ad orario di pranzo o nei giorni festivi, ci piace ricordare come tutti i contessioti che necessitavano del medico, per sé o per i familiari, prima di andarlo a cercare a casa (non esistevano i telefonini) si recava in piazza: lì lui assieme ai suoi inseparabili amici (Veterinario Giovanni Genovese e Capo guardia municipale Mangiaracina) passeggiava da un capo all'altro per ore e ore. Prima ancora che quel familiare rientrasse a casa, ancora prima, il dottore Amico era già arrivato per visitare l'infermo.
Avremo modo di scandagliare sulle premure più prettamente medico-sanitarie che caratterizzarono i lunghi decenni di attività locale del dottore Amico. Accanto alla vicinanza e ai consigli destinati a ciascun assistito, non meno, incisivo fu il suo impegno igienico sanitario che gli competeva dal ruolo di Ufficiale Sanitario o di Medico scolastico.
Potremmo continuare scorrendo sull'intreccio della passione professionale da un canto e la spontanea natura civica che egli coglieva giorno dopo giorno entrando nelle misere case dei suoi malati del periodo pre-terremoto. Sbaglia chi ritiene che egli si intromettesse in politica da estraneo. Egli naturalmente e spontaneamente sentiva il sentimento civico. Professione medica e senso civico è, deve essere, doveroso che convivano in tutti; nei non medici come nei medici.
Avremo modo di cogliere, nelle prossime puntate che ci proponiamo di riportare sul Blog, come Giuseppe Amico abbia mostrato l'inscidibilità fra professione e impegno civico, specialmente nel terribile post-terremoto che colpì la Valle del Belice.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento