Il pensiero del filosofo
(Emanuele Severino 1929-2020)
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Emanuele Severino |
Da tale organizzazione dipende non solo il soddisfacimento dei nostri bisogni più complessi e superflui, ma anche quelli più elementari e insopprimibili; non solo la ricchezza dei paesi ricchi, ma anche la povertà di quelli poveri; non solo il mondo dei manufatti, ma anche quello della natura. L’alimentazione della maggior parte dei gruppi umani non è più assicurata da un rapporto diretto dell’uomo con la terra, ma dalla mediazione di una fitta rete di operazioni tecniche (industriali, finanziarie, e, più in generale, economico-politiche) che trasformano i prodotti della terra in alimento accessibile agli individui. La povertà dei Paesi sottosviluppati e’ dovuta, per un verso, a uno sviluppo tecnologico minimale che ha consentito migliori condizioni di vita e quindi un incremento demografico abnorme, dall’altro dalla volontà dei Paesi ricchi di mantenere il controllo delle fonti e dello sviluppo della tecnica e quindi i privilegi che ne scaturiscono. Ormai l’intera natura -i mari, i cieli, il sottosuolo- e’ considerata dalla tecnica come il campo del proprio dominio. Il progetto di estendere a tutte le cose il controllo che sinora la tecnica esercita solo su una parte di esse, esclude in linea di principio che la tecnica possa trovare ostacoli nella realtà.
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