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mercoledì 26 febbraio 2025

L’agricoltura siciliana ed i racconti dei nonni.

 Dal Cinquecento a … ieri (2) 

Sicilia granaio del Mediterraneo

Il Cinquecento rappresentò il periodo di
massimo splendore per il commercio
cerealicolo siciliano. Le esportazioni
raggiunsero livelli mai visti in precedenza,
con punte di 295.000 salme nel 1500
e 291.000 nel 1542. Il grano siciliano
alimentava i mercati di Genova,
Venezia, Napoli e della Catalogna,
mentre il porto di Girgenti si confermava
come principale punto di esportazione
verso l’Africa settentrionale.



 E’ proposito del  Blog riportare per qualche tempo dati, modi e stili di vita della nostra terra, ed in generale della Sicilia, dal Cinquecento in poi. Per noi che viviamo nel XXI secolo non sempre sarà facile cogliere in pienezza quelle condotte di vita, ma e’ comunque un buon proposito quello di sforzarci nel voler cogliere quanto più possibile dalla Storia, che resta sempre magistra di vita. Forse ci accorgeremo che non sempre, pero’, la Storia  e’ maestra di frugalità, di diligenza e sopratutto di giustizia.

 Dati generali:

=La moneta di conto nell’Isola fino al 1860 (fino all’Unita’)  e’ stata l’Onza, il cui sottomultiplo era il tari’ (30 tari’ = 1 onza). Il tari’ si suddivideva in venti grani, che a sua volta equivaleva a sei piccoli o denari. Nei documenti dei secoli andati si può pure leggere di Scudo che equivaleva a 12 tari’. Con l’Unita’ d’Italia queste unità monetarie vennero meno legalmente, ma tuttavia fino agli anni della prima guerra mondiale (1915-1918) la gente continuò a ragionare e a operare secondo quei riferimenti. E chi scrive queste righe ne ha colto la reale continuità dai racconti del proprio nonno (deceduto nei primi giorni del 1968) che nei racconti sulla sua gioventù si esprimeva proprio secondo le unità monetarie sopra riportate, piuttosto che in lire, che ufficialmente lo Stato sabaudo aveva introdotto  nel 1861.

=La misura di peso, all’alba della modernità (=dalla scoperta dell’America), ossia con l’arrivo degli arbereshe nell’Isola, era il cantaro (=Kg. 79,342) che a sua volta si suddivideva in 100 rotoli. Un rotolo equivaleva a 12 once alla grossa o a 30 once alla sottile. L’oncia alla sottile corrispondeva a grammi 26,45 mentre l’oncia alla grossa a grammi 66,12. Per pesare i metalli preziosi, la seta, i farmaci si usava la libra (kg. 0,317) di 12 once alla sottile.

= Per le superfici si usava la salma di 16 tumoli (tumolo = 4 mondelli), che variava da centro abitato a centro abitato. Nel 1809, le varie misure locali furono unificate con legge, ma le misure abolite continuano, ancora oggi ad essere in uso e tuttora una salma di Contessa Entellina non coincide con la salma in uso a Bisacquino.

A Contessa Entellina quando si fà riferimento al sistema antico di misurazione si usano:
La salma di 16 tumoli, corrispondente a ettari 2, are 67, 94,centiare 87 ;
L'identica misura si usa a Corleone, ma non a Bisacquino, dove le cose, su questo proposito, stanno in questi termini:
La salma di 16 tumoli, corrisponde a ettari 2, are 23 are, centiare 10,9.
(Segue)

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