C’era una volta l’America che elevava la dignità umana
Pure i papi di Roma sentono di dover contrastare e condannare l'ondata contro la civiltà umana, che le forze di Destra e di Centro-Destra in più parti del pianeta stanno portando avanti con le loro politiche.
Come non condividere la presa di posizione di Papa Francesco contro la scelta trumpiana di "deportazione", in maniera nuda e cruda dal territorio Usa, di chi nei paesi di origine soffre fame, dittature, umiliazioni? Come dimenticare che quel Paese (gli Usa) hanno accolto milioni e milioni di italiani in cerca di d-i-g-n-i-t-a' che al contempo hanno lavorato e contribuito a fare grande l'America? Ed ora il trampismo usa linguaggi nei confronti degli sfortunati del pianeta che le norme Onu e la civiltà dell'Occidente hanno sempre disapprovato.
Papa Francesco non ha lasciato passare
troppo tempo per criticare apertamente Trump.
Lo fa con una lettera spedita ai vescovi americani dove prende una posizione fermissima contro le deportazioni di migranti decise dal nuovo presidente americano.
La lettera è coraggiosa e ha un valore universale, potendo essere riferita non solo agli Stati Uniti ma anche a altre situazioni, compreso l’Italia, dove le politiche per l’immigrazione calpestano la dignità della persona e i principi di umanità.
È un richiamo forte alla fratellanza che deve scuotere le coscienze di cristiani e di non credenti.
Merita la lettura dei passi essenziali perché, a mio avviso, è una lezione etica e politica di altissimo livello che tutti i governi e i partiti che si ispirano a ideali di giustizia dovrebbero accogliere e fare propria.
“Sto seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. La coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Al tempo stesso, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo. Detto ciò, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi.
Non si tratta di una questione di poca importanza: uno Stato di diritto autentico si dimostra proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente quelle più povere ed emarginate. Il vero bene comune viene promosso quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti — come ho affermato in numerose occasioni — accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi, vulnerabili. Ciò non ostacola lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, tale sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male.
I cristiani sanno molto bene che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni
Esorto tutti i fedeli della Chiesa cattolica, come anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Con carità e chiarezza siamo chiamati a vivere in solidarietà e fratellanza, a costruire ponti che ci avvicinino sempre più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita così come l’ha data Gesù Cristo per la salvezza di tutti”
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