Le norme tutelano gli interessi dei consociati. Lo Stato, tutti gli Stati predispongono apparati amministrativi, giurisdizionali, esecutivi per mantenere quella che viene definita “la legalità “.
Soffermandoci al quadro italiano non è esagerazione dire che per lunghi decenni post unitari gli italiani hanno amato l’illegalismo: negli anni settanta del novecento si ebbero fasce sociali equidistanti tra Stato e terrorismo; per tantissimi decenni vaste fasce sociali hanno convissuto con la mafia.
Fino alla rivoluzione francese vigevano regole diseguali: 1) i nobili ed il clero godevano di uno status eminente; 2) i borghesi erano un ceto parassitario; 3) la plebe era massa amorfa. E’ con l’inizio della codificazione che vengono instaurati modelli uniformi.
La legalità
1) chi deve esercitare l’uso della forza (non chiunque) ;
2) come (con un giudizio regolare);
3) quando (non in qualsiasi momento);
4) quanto (non si può punire un furtarello nello stesso modo in cui viene punito un omicidio).
In uno Stato di diritto una delle grandi funzioni delle leggi è quella di stabilire come deve essere usato il monopolio della forza legittima che lo Stato detiene. In una società dispotica non c’è nessuna regola; il principe può punire senza misura e senza limiti. Il suo potere di punire è arbitrario.
E’ essenziale che la società democratica sappia punire secondo giustizia per impedire che cresca l’esigenza del farsi giustizia da soli o di affidare la giustizia ad agenzie private, o a qualche “redentore”.
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