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domenica 23 febbraio 2025

L’agricoltura siciliana ed i racconti dei nonni

 Dal Cinquecento a … ieri

  Ciascun residente nell’entroterra siciliano ha avuto genitori, o nonni o bisnonni che in qualche modo, formandosi alle pieghe della vita in queste parti dell’Isola, hanno avuto a che fare con l’agricoltura, la pastorizia o comunque rapporti i più vari col mondo agricolo. Proprio alla vicenda agricola nell’Isola, dal Cinquecento feudale a quella latifondista dell’Ottocento e a quella dei nostri giorni che stenta ancora ad allinearsi ai modelli produttivi e commerciali della contemporaneità, ci proponiamo di dedicare alcune pagine di conoscenza e di riflessioni.

La Sicilia da sempre è stata terra dedita alla coltivazione del grano; ciò che ai siciliani non è mai stato gradito, nei secoli andati, e’ stato il commercio dei loro prodotti. Quando l’Isola è stata al centro  del commercio granario  del Mediterraneo oppure del commercio zolfifero mondiale, mai i siciliani si sono intestata l’iniziativa di dedicarsi al commercio esterno dei loro prodotti. Storicamente il settore commerciale è sempre stato quasi interamente controllato da operatori stranieri trasferitisi in Sicilia. E costoro dopo una o due generazioni sono, pure essi, diventati refrattari alle attività non agricole.

 Aspirazione dei siciliani, nei decenni passati, fino alla Riforma Agraria degli anni cinquanta del Novecento, e’ stato il possesso della terra, per la cui acquisizioni non si badava a indicibili sacrifici. In questo carattere si può evocare il mastro don Gesualdo di Verga e la connessa roba.

 Ci proponiamo sul blog di tratteggiare il lungo processo di trasformazione economica, con le inevitabili ricadute sociali e giuridiche, dal feudalesimo in poi. Si tratta di un processo storico, secolare, di lenta disgregazione del feudo e dei demani per arrivare alla diffusione della proprietà privata diffusa e persino polverizzata in più circostanze dei nostri giorni. Proveremo a mettere in luce come dal feudo e dal latifondo, dai caratteri desertici, si è lentamente, ma non uniformemente, passati ad un paesaggio agrario più o meno verdeggiante e magari alberato. Ci soffermeremo, nell’ampia panoramica che ci proponiamo, sulla natura giuridica dei demani e sul perché per secoli non si è nell’Isola usciti da quella che fu fino a ieri la monocoltura del grano.

 Proveremo, per chiudere questa pagina di intenzioni, a capire quali colture,  e il perché, i nuovi arrivati arbereshe, nel cinquecento, furono propensi a coltivare fra gelso, vite, ulivo e frassino da manna  nei limitatissimi e impervi terreni loro assegnati a censito (=Serradamo e Contesse), 

  ((Segue))

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