La cultura pagana ed il primo Cristianesimo (IV)
Lo stile di vita dei cristiani delle origini destava diffidenza e tante calunnie da parte dei pagani che li ritenevano responsabili di sacrilegi orribili tanto da suscitare la vendetta degli dei con epidemie e carestie. Riportiamo, di seguito, una fonte di difesa di parte cristiana. Il testo è tratto dal dialogo Ottavio, 8-9 di Minucio Felice; Riporta le accuse, in altra pagina riporteremo il modo di controbattere.
Minucio Felice: I cristiani, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le femminette, facili ad abboccare per la leggerezza del loro sesso, mettono su una congrega empia di gente, che si collega non con un rito, quale esso sia, ma piuttosto con una sacrilega parodia di rito perpetrata a mezzo di riunioni notturne, di liturgici digiuni e di cibi ripugnanti, formando una genia che ama acquattarsi e odia la luce del giorno, che è muta al pubblico e ciarla negli angoli più riposti: guardando sdegnosamente ai templi come fossero sepolcri, irridono agli dei, scherniscono i sacri riti, nella loro miseria osano commiserare (…) i sacerdoti, disprezzano gli onori e la porpora, essi che sono quasi nudi! Puah, che stupefacente stoltezza, che incredibile sfrontatezza. Arrivano a non curarsi delle torture di questa vita e, temono di morire dopo la morte, non temono di morire al presente: così in loro il terrore dei tormenti di quaggiù è lenito dalla fallace speranza di una resurrezione confortatrice dopo la morte.
E ormai, poiché i germi della malvagità sono più rapidi a pullulare, diffondendosi ogni giorno di più la dissolutezza, si vanno corroborando per tutto il mondo i tenebrosi ritmi dell’empia congrega. Cospirazione degna d’essere rivelata a fondo e marchiata d’infamia! Si riconoscono per mezzo di cenni e contrassegni segreti e sentono sorgere affetto gli uni per gli altri quasi prima di riconoscersi: a poco a poco si intreccia fra costoro una specie di libidinoso legame che li spinge a chiamarsi indistintamente fratelli e sorelle in modo che la fornicazione , solita ad essere praticata da loro, acquisti, merce’ l’intervento di quel sacro nome, il sapore di un incesto. (…) Ho inteso dire che essi, in base a non so quale sciocca credenza, adorano, una testa d’asino, della più spregevole, cioè, delle bestie; o religione veramente degna di simili riti, dato che con essi s’e’ formata! (…) E chi ci viene a raccontare che un uomo punito per un suo delitto con la pena suprema e il legno di una croce costituiscono la lugubre sostanza della loro liturgia attribuisce in fondo a quei ribaldi senza legge il rituale che meglio loro s’addice, cioè addita a oggetto della loro adorazione ciò che essi meriterebbero. E, per finire, ciò che si dice sul modo con cui essi iniziano i servizi e’ altrettanto esecrabile quanto risaputo. Un fanciullino, ricoperto di farina per sorprendere gl’inesperti , vien presentato all’iniziando. E questi, ingannato dal rivestimento di farina, credendo quindi di essere invitato a vibrare colpi innocui, uccide il fanciullo con ferite impresse alla cieca, inconsciamente. E gli astanti -orribile sacrilegio!- leccano avidamente il sangue del piccino, se ne spartiscono le membra a gara, stringono fra loro un sacro patto per mezzo di questa vittima, s’impegnano vicendevolmente al silenzio con questa correità! Queste son le loro cerimonie, più spaventose di qualsiasi sacrilegio.
Minucio Felice

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John P. Meier
teologo americano, docente di teologia alla Notre Dame University,
considerato uno dei più grandi studiosi del Gesù storico
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