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venerdì 14 febbraio 2025

La dittatura

Ci e’ stato chiesto di definire il significato di 

Dittatura

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Se la Costituzione  di un Paese è democratica, può essere definita come dittatura ogni sospensione eccezionale dei principi democratici, ogni esercizio del potere statuale che prescinda dal consenso della maggioranza dei cittadini. Se questo esercizio democratico del potere assurge a ideale politico valido in generale, è dittatura allora ogni Stato che non rispetti tali principi democratici. Se poi viene assunto come norma il principio liberale dei diritti inalienabili dell’uomo e della libertà, rientrerà nella categoria di “dittatura” qualsiasi violazione di tali diritti, fosse pure il consenso della maggioranza. In tale senso dittatura può significare  una eccezione rispetto a principi democratici o liberali, non necessariamente rispetto ad entrambi. Viene perciò chiamata dittatura lo Stato d’assedio perché comporta la sospensione di prescrizioni positive della costituzione; se ci poniamo in un’ottica rivoluzionaria, il termine dittatura può essere applicato all’ordine esistente nel suo complesso, operando così una trasposizione del concetto dal terreno del diritto pubblico a quello politico.

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In Italia il 3 gennaio 1925 il Duce (Benito Mussolini) tenne il discorso con cui liquido’ lo Stato liberale.

Le varie fasi:

1) La marcia su Roma 1922. Mentre tratta con i liberali per entrare a far parte del governo, Mussolini prepara il colpo di stato. Il successo della marcia su Roma (28 Ottobre)  è reso possibile dal rifiuto del re a firmare lo Stato d’assedio.

2) Il delitto Matteotti 1924. Il 10 giugno 1924 e’ assassinato da una banda di fascisti. Pochi giorni prima in un discorso alla Camera aveva denunciato i brogli commessi dai fascisti in occasione delle elezioni.

3) Alla Camera 3 gennaio 1925.  In un discorso Mussolini si assume la “responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto “. E dichiara: “Se il fascismo e’ stato un’associazione a delinquere, io ne sono il capo”.

4) Le nuove leggi 1925-26. Una serie di provvedimenti repressivi ( le leggi fascistissime) cancellano ogni residuo di vita democratica: sono sciolti i partiti antifascisti e soppresse  le pubblicazioni contrarie al regime.

5) il Plebiscito 1929. A marzo si tengono le prime elezioni  plebiscitarie col sistema della lista unica. Si registra il 98% dei voti favorevoli,  e manca la libertà di scelta e un serio controllo dei dati.

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