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lunedì 3 febbraio 2025

La vicenda umana

 

Esisteva il Servizio Sanitario con copertura universale 

 Il Servizio Sanitario Nazionale, ne parlano e scrivono tutti i media, non è più in grado di soddisfare la domanda di servizi. 

 Allo stato attuale pare che lo Stato mette a disposizione 136 miliardi e le famiglie devono aggiungere di tasca propria circa 46 miliardi, 60 se includiamo anche le spese per la non autosufficienza. 

 E in questo contesto, che già tradisce le basi fondative del SSN, sussistono marcate iniquità sia territoriali che fra gruppi sociali in termini di disponibilità e qualità, con effetti negativi sugli esiti di salute. 

 Nella sanità pubblica -stando a quanto riportano più articoli giornalistici- si erogano prestazioni spesso non appropriate, e nel contempo crescono i bisogni inespressi, ossia di cittadini che decidono di non curarsi. 

  La governance del sistema -da quanto ci è dato leggere- è troppo frammentata.

   Il SSN era sorto alla fine degli anni settanta del ‘900, sulla base degli accordi dei primi governi di centro- sinistra e dei principi di 1)universalismo, 2) equità, 3) centralità della persona 4) efficienza, 5) efficacia e si arrivava a comprendere l’erogazione e l’organizzazione dei servizi sulla base della  6) globalità, 7) sanità d’iniziativa, 8) governo delle interdipendenze, 9) semplificazione, 10) innovazione, 11) autonomia manageriale.
   Oggi, in relazione agli stanziamenti destinati al SSN ci sono  troppe promesse che restano astratte e disattese nella pratica. Basta pensare  al divario fra disponibilità e accessibilità delle prestazioni o alla triste realtà delle liste d’attesa o dei «viaggi della salute» tra Sud e Nord. 

 Le esigenze dei cittadini sono diverse e pur restando universalista sulla carta la Sanità pubblica tende a privilegiare i bisogni più intensi dal punto di vista medico ma anche socio-economico.

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