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domenica 25 giugno 2023

Nostri giorni. Le diseguaglianze e la società (3)

Una questione, quella delle diseguaglianze,

che grava sull'umanità, dall'alba del mondo. 


Pietro Ichino (Milano22 marzo 1949) è un giuristapolitico e sindacalista italiano. Già deputato dal 1979 al 1983 e senatore dal 2008 al 2013, è attualmente senatore eletto nella circoscrizione Lombardia e docente ordinario di Diritto del lavoro nell'Università degli Studi di Milano. Da sempre è studioso attento al problema della "Diseguaglianza". Il testo che segue è reso pubblico sul suo sito.

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 TRA IL 1988 E IL 2008 

--I 2/3 PIÙ POVERI DELLA POPOLAZIONE MONDIALE HANNO VISTO AUMENTARE I REDDITI FRA IL 40 E L’80%; 

--IL DIECI PER CENTO PIÙ RICCO LI HA VISTI AUMENTARE FRA IL 30 E IL 60%; 

--INVECE IL VENTI PER CENTO INTERMEDIO (DOVE SI COLLOCA LA CLASSE MEDIA OCCIDENTALE) HA VISTO UN AUMENTO NON SUPERIORE AL 10%

Il “Grafico dell’elefante” proposto dall’economista Branko Milanovic in un rapporto per la World Bank, poi ripreso in un articolo del New York Times, che aiuta a capire chi sono i vincenti e chi i perdenti della globalizzazione (una immagine più nitida del grafico si trova nella settima slide della relazione di Giorgio Tonini al convegno di LibertàEguale svoltosi a Roma il 10 febbraio 2017) – Seguono una mia nota esplicativa del contenuto di questo grafico ... .
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Elefante di Milanovic

NOTA ESPLICATIVA

Nel grafico a forma di elefante, proposto dall’economista Branko Milanovic in una relazione del 2012, sull’asse orizzontale è indicata, dal primo al centesimo percentile (raggruppati cinque a cinque), la popolazione mondiale in ordine crescente di reddito; sull’asse verticale è invece indicato l’aumento del reddito registratosi, per ciascun gruppo di cinque percentili, dal 1988 al 2008.

Il diagramma mostra come si possa dividere la popolazione mondiale in quattro fasce, di cui due hanno tratto scarso o nullo beneficio dal ventennio della globalizzazione galoppante, mentre due ne hanno tratto grande beneficio. 1. La prima fascia è quella dei primi cinque percentili, dove si collocano i poverissimi, i quali non hanno visto alcuna crescita del proprio reddito. 2. La seconda fascia è quella in cui si collocano tredici gruppi di cinque percentili ciascuno: qui stanno dunque i due terzi più poveri – escluso il primo cinque per cento – della popolazione mondiale; in questa fascia il ventennio ha portato una crescita del reddito impressionante: dal 40 all’80 per cento3. La terza fascia è quella tra il settantesimo e il novantesimo percentile: quella in cui si collocava nel 1988, all’incirca, la classe media europea e americana e nel  corso del ventennio ha incominciato a entrare anche la parte più ricca di quella cinese; qui nello stesso ventennio si è registrata una crescita molto  bassa, non superiore al dieci per cento, e per due gruppi di cinque percentili addirittura una riduzione (rappresentata dai due pallini che si collocano al di sotto della linea della crescita zero: la parte bassa della proboscide dell’elefante). 4. La quarta fascia è quella in cui si colloca il dieci per cento che gode del reddito più alto: qui si torna a vedere nel ventennio una crescita del reddito, fra il trenta e il sessanta per cento, più accentuata via via che ci si avvicina al centesimo percentile; è la parte alta della proboscide.
L’articolo del settimanale britannico The Economist, .... , discute e chiarisce il significato di questi dati, avvertendo che i componenti di ciascun percentile sono in parte cambiati, nel corso del ventennio, proprio per effetto del differente tasso di crescita dei redditi illustrato dal grafico: in particolare, si registra l’ingresso di un notevole numero di cinesi nel gruppo del “nono decile”, che all’inizio del ventennio era composto quasi esclusivamente dalla classe media occidentale. Lo stesso articolo dà conto di un secondo grafico (riprodotto anche qui di fianco al testo) che illustra invece l’andamento, nel ventennio, del reddito degli appartenenti a ciascun percentile del 1988. Ne risulta una curva che ha all’incirca la stessa forma “elefantina”, ma con una proboscide più alta nel punto più basso e più bassa nel punto più alto. Il che significa che in realtà la classe media occidentale non ha complessivamente subito una vera e propria perdita di reddito nel corso del ventennio precedente alla grande crisi. Resta, però, il fatto che essa costituisce la parte della popolazione mondiale che da quel periodo ha tratto il beneficio minore, rispetto al resto del mondo. Cioè ha subito un impoverimento relativo.

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