Dai testi:
Le Sfide dell'economia
Sviluppo economico versus ambiente
Il collasso della civiltà
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La costruzione delle teste di Moai sull'isola di Pasqua ha reso necessario un utilizzo di risorse naturali basilari, quali il legno, talmente eccessivo da avere condotto la popolazione indigena a un passo dal collasso.
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L'isola di Pasqua, situata nell'Oceano Pacifico, è la zona più remota rispetto a qualsiasi altro luogo occupato dalla nostra specie a essere abitata da esseri umani. Questa piccola isola è famosa per le sue enormi statue di pietra ("moai", nella lingua del posto) di natura religiosa. Quando gli europei raggiunsero l'isola, nel XVIII secolo, si imbatterono in un paesaggio arido, deforestato, e in una popolazione, chiamata Rapa Nui, che versava in condizioni di estrema indigenza. Si ritiene che l'isola fosse stata colonizzata dalla Polinesia, prima dell'anno 900, epoca in cui abbondavano gli alberi. La sua popolazione arrivò a contare fino a varie migliaia di abitanti, che avevano un'alimentazione variegata e disponevano di cibo in abbondanza e di una struttura sociale complessa al punto da potersi concentrare sulla costruzione delle imponenti statue. Si sviluppò una cultura profondamente religiosa e legata alla natura che diede luogo alla realizzazione di queste grandi statue. Si trattava di un lavoro straordinario senza l'ausilio di macchinari o strumenti avanzati che potessero agevolare lo spostamento di grandi pezzi di pietra, che pesavano tra le 50 e le 80 tonnellate. Per muovere e far scivolare le pietre si ritiene che utilizzassero elaborate strutture in legno, rulli formati da tronchi d'albero e robuste corde per trascinarle con la forza umana collettiva. Per questo c'era bisogno di massicce quantità di legno, che veniva utilizzato anche come combustibile.
CRISI ECOLOGICA E
CRISI DI SOPRAVVIVENZA
Tra il IX e il XVII secolo furono scolpiti circa 700 moai, distribuiti lungo il perimetro dei 163 chilometri pari alla superficie dell'isola. Ne conseguì una deforestazione che provocò una drammatica erosione del suolo,la sparizione di alcune specie viventi e l'impossibilità di costruire le canoe. Le conseguenze furono la fame, le lotte e il cannibalismo. Tutto ciò portò la società dell'isola a un collasso demografico che ridusse sensibilmente la popolazione, lasciando i superstiti sull'orlo dell'estinzione, con scarsissime risorse naturali. Il collasso ecologico dell'isola di Pasqua è un esempio di crisi ecologica autoinflitta dall'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, sebbene recenti studi sottolineano che tra le cause che contribuiscono al collasso ricoprirono un ruolo significativo anche i cambiamenti climatici. Questo è sicuramente un dato utile a riflettere su un'epoca, la nostra, che presenta rapidi cambiamenti climatici globali causati dall'uomo. Una metafora, dunque, su quanto potrebbe accadere alla nostra civiltà.
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