Dall’analisi dello stato di attuazione si ricava, da parte degli edsperti, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza verosimilmente non verrà rispettato. Il governo in ogni dove sostiene che non vuole rinunciare nemmeno a un euro dei 191,5 miliardi messi a disposizione dall’Unione europea entro il 2026. Ma la relazione lascia tuttavia intravedere l'intenzione di rimodulare molti progetti e rivedere sia pure parzialmente l’impostazione del Piano. Troppi sono ormai gli osservatori che lasciano intendere che è a rischio la rata di 16 miliardi, che verrà erogata solamente dopo che Bruxelles avrà verificato il rispetto dei 27 obiettivi assegnati per il primo semestre del 2023.
Ed è proprio qui il guaio!
La relazione segnala ritardi e difficoltà su almeno 6 progetti:
- le previste 40 stazioni di rifornimento di idrogeno;
- l’acquisto di treni Intercity per il Sud; -
- la realizzazione di 2.500 colonnine elettriche per auto sulla rete autostradale e 4mila nelle zone urbane;
- l’aggiudicazione di tutte le gare di appalto per offrire almeno 264.480 nuovi posti in asili nido e scuole per l’infanzia;
- gli investimenti su 9 studi cinematografici a Cinecittà;
- il braccio di ferro con la Ue sull’utilizzo dei fondi del Pnrr per sostituire caldaie a gas con altre caldaie a gas mentre secondo Bruxelles si sarebbero potuti usare solo per cambiare le vecchie caldaie a gasolio
(a leggere un articolo di Federico Fubini di qualche giorno fa sul Corriere della Sera in ballo ci sono 15 miliardi del Piano).
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