I tempi duri della Storia Siciliana
I casali nella Sicilia normanna erano migliaia (alcuni studi storici li danno in circa 4000) ed erano sparsi ovunque, segno della pace sociale che regnava in tutta l'isola in quel periodo e che favorì l’uso agricolo del territorio. Molti erano contestualmente gli insediamenti abitativi in grotta.
Per l’inconsistenza e la qualità costruttiva delle costruzioni popolari dell’epoca, il casale veniva comunque ad esistenza con materiali facilmente deperibili come pietra legata da terra argillosa con o senza calce, legno o anche legno e paglia, (cfr Henri Bresc).
Aldo Messina, trattando sugli insediamenti rupestri in Sicilia, riporta: “L’indagine archeologica non offre alcun ausilio per la datazione degli abitati rupestri ... Non si può tuttavia dubitare che il trogloditismo (=abitare in caverne naturali) abbia rappresentato la tipologia d’insediamento più comune nella Sicilia araba.”. E prosegue: “L’opinione di Paolo Orsi di una Sicilia bizantina disseminata di abitati rupestri e di chiese scavate nella roccia appare oggi anacronostica. La mappa dell’insediamento bizantino è costituita da villaggi e chiese costruiti in muratura. La fisionomia rupestre dell’abitato rurale dotato della chiesa scavata nella roccia, si addice meglio alla Sicilia normanna.”.
Di tutt’altro parere Salvatore Giglio in La cultura rupestre di età storica in Sicilia e a Malta, p 5-6.: “ La sua origine [l’ingrottamento] è da mettere in relazione con lo spostamento verso monte delle popolazioni nel corso del VII secolo in dipendenza della insicurezza dei siti di costa, nel momento particolarmente esposti agli Arabi. ... L’indagine archeologica ha dimostrato che dopo il VII secolo tutti gli abitati sprovvisti di opere difensive posti in vicinanza del mare furono effettivamente abbandonati ... Nei documenti di età anteriore inoltre non si ha mai menzione di ambienti ingrottati all’opposto in quelli successivi il riferimento è pressochè costante.”.
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