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domenica 4 giugno 2023

Alle radici dell'Umanità (21)

 Verso il dopo Abramo

 Ci siamo soffermati su più pagine del blog su Abramo, il personaggio biblico più caro all'ebraismo che lo definisce come la radice, l'uomo trapiantato da Ur (territorio dei sumeri) in Palestina, terra misera e sassosa. Se storicamente di Abramo possiamo conoscere ben poco, dal punto di vista biblico sappiamo che quel nome significa "il mio padre si è molto innalzato". Quel "mio padre" sta per la divinità protettrice.

Attorno a questo nome "Abramo" ruotano molte interpretazioni che noi, in quella che doveva essere una carrellata di poche puntate sul blog, non riusciremo a bene chiarire. Primeggiano:

1) l'interpretazione jahvistica, 2) quella elohistica, 3) la sacerdotale. Il messaggio complessivo che attraversa i secoli non è affatto quella dell'avventura umana di un personaggio, bensì una sorta di "memoria" dell'avventura dello "spirito". Quell'Abramo della Bibbia possiamo essere tutti, tutti gli uomini.

Attenendoci all'interpretazione jahvistica, va colto il sangue, il sangue di Abele, la violenza di Babilonia, le devastazioni che capitano all'umanità. Il fatto improvviso capita nelle poche righe che recitamo: "Il signore disse ad Abram: 'Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò'. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno, e coloro che ti malediranno maledirò, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra'. ".

La vita -nella lettura dei biblisti- corrisponde alla fecondità. Diò dà vita, benedizioni fecondità nei campi, nei greggi e nell'uomo.

La benedizione, che spunta nei versetti, ha un significato un poco diverso da un precedente "moltiplicatevi". Sta a dire che l'uomo viene trasformato nella sua totalità, come se un alone che origina da Abramo si diffonde nell'universo.

"In te si diranno benedette tutte le nazioni della terra". Gli studiosi bibblici in questo versetto leggono una sorta di "alba dell'intera umanità". Non si tratta più della vicenda di Abramo ma di quella di ciascun uomo, o quanto meno dei credenti, essendo Abramo il padre di tutti i credenti.

Alla benedizione segue l'indicazione sul vivere successivo: "Il Signore disse ad Abramo: parti dal tuo paese". Allora Abramo partì come gli aveva ordinato il Signore.

Abramo proverà ad adeguarsi. Ed i biblisti danno la loro lettura: quando ciascun essere all'orizonte della propria vita, o nell'ora della giornata, deve decidersi .. gli appare lo sguardo di Dio e .. a quel punto non si può, non si deve decidere.

Concludendo: nella vicenda di Abramo si vuole celebrare il trionfo della parola di Dio (racchiusa: provare ad ascoltare, dopo avere ascoltato, eseguire).

(Segue)

I Tempi scientifico-storici (ripresi da National Geographic)

  Circa 1860  a.C.             Circa 1850 a.C.             Circa 1822 a.C.             Circa 1800 a.C.             Circa 1800 a.C.

   Viene scritto il        Gli egizi sviluppano     Con re Rim-Sin         Le tribù ebraiche       Nei testi egizi

   Codice di Lipit-      progetti d'irrigazione   finisce l'Impero            cominciano ad        Gerusalemme è

       Ishtar                    nel Fayyum                      sumerico             emigrare in Egitto   indicata come una

                                                                                                                                            delle città-stato

                                                                                                                                               di Canaan

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(Segue)

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 Il credente cristiano: 

Vincenzo Paglia

dal testo "Essere cattolici - Dialoghi con Saverio Gaeta"

 La Bibbia non è un testo di scienza ma un libro spirituale, una "lettera d'amore" di Dio agli uomini ... è ovvioche non si debbono cercare in essa risposte alle questioni poste dalla scienza. In ogni caso vanno evitati due eccessi: da una parte  quel che viene chiamato concordismo tra la Bibbia e la scienza, dall'altra una totale irragionevolezza  del testo biblico. Galileo, che peraltro ha pagato caramente queste sue convinzioni, diceva correttamente che la Bibbia "insegna ad andare in cielo e non come è fatto il cielo". E' un'affermazione che sintetizza bene il modo con cui dobbiamo affrontare i testi delle Sacre Scritture.

 Certo, i 72 libri della Bibbia, fra Antico e Nuovo Testamento, non sono tutti uguali: alcuni sono libri di preghiere, altri sono più legislativi, altri contengono racconti simbolici, altri ancora hanno riferimenti storici. Volendo fare un esempio, nessuno oggi pensa che il peccato di Adamo ed Eva sia consistitonnel cogliere concretamente una mela dall'albero. La narrazione è stata concepita in modo simbolico per sottolineare che il male non viene da Dio, ma dall'uomo che cede alle tentazioni del maligno. Altra cosa sono i racconti dei Vangeli o degli Atti degli Apostoli, nei quali la dimensione storica è più chiara, anche se le narrazioni evangeliche non sono propriamente una cronaca di quel che Gesù ha fatto e ha detto.

  Insomma, la Bibbia e la scienza stanno su due piani diversi e per questo non sono tra loro in contraddizione. La Bibbia infatti è stata scritta affinché nel mondo crescano l'amore, la fede e la speranza, e gli uomini non debbano vivere  più schiavi del peccato, della solitudine e della tristezza. Si tratta di un libro santo, non di un testo di scuola; vuole dare la vita e non nuove conoscenze scientifiche. 

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