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giovedì 1 giugno 2023

Uno sguardo sulla Turchia

La Turchia ha per l'ennesima volta deciso, nella recente elezione presidenziale, di affidarsi a Recep Tayyip Erdoğan. Governa da venti anni appoggiandosi sul mondo rurale ed in parte con la borghesia.  E' stato pubblicato un libro, curato da Fulvio Bertuccelli, Mihaela Gavrila, Fabio L. Grassi, Minorities and Diasporas in Turkey: public images and issues in education, edito da Sapienza Università Editrice.

Proviamo a schematizzare il quadro che viene fuori di questo vasto e strategico paese:

Se l'Italia è una Repubblica che, ripudiando il fascismo, rispetta e valorizzale le minoranze linguistiche,  spiega Fabio L. Grassi, la Repubblica di Turchia, esito di una diversa storia e nata quasi cento anni fa, opera su impostazioni differenti.

 Il fondatore della Repubblica è stato Mustafa Kemal  che negli ultimi anni della sua vita assunse il cognome di Atatürk ed ha puntato ad occidentalizzare il Paese, ma il suo grandioso progetto della “nuova Turchia” imbattò su una popolazione ormai in maggioranza musulmana seppure di origine anatolica ma eterogenea (per la presenza di milioni tra profughi recenti e discendenti di profughi e per quella di diverse etnie e confessioni religiose integrate da secoli nell’Impero ottomano).

Il libro evidenzia la forte contrapposizione tra “laici” e “religiosi” nonché il monolitico e centralista ruolo dello Stato che governa su comunità coscienti e combattive che non sono tutte riducibili al trittico turco-musulmano-sunnita e che rivendicano visibilità, libertà e rispetto. 

Il ballottaggio fra Erdoğan e Kılıçdaroğlu è anche stato uno scontro tra un rappresentante dell’egemone islam sunnita conservatore e un esponente dell’alevismo sciita e cioè di una una grande comunità musulmana fortemente eterodossa, da secoli oggetto di discriminazioni e violenze.

Esistono nel Paese complesse controversie riferite al settore della pubblica istruzione (gli aleviti, per esempio, contrariamente ai non musulmani, non sono esentati dal seguire le lezioni di religione, ossia di dottrina musulmana sunnita). Altro tema dibattuto nel Paese è quello dei diritti umani.

Ed esiste la situazione della comunità dei cristiani greco-ortodossi (che i turchi chiamano rum, ossia romani, in quanto diretti figli di quell’Impero, che in Italia però la pubblicistica si ostina da sempre a chiamare bizantino) che gravitano attorno al ruolo del Patriarcato, e poi la situazione dei curdi, degli armeni, della  diaspora siriana, della più antica, ancor più ingente e pochissimo conosciuta diaspora caucasica, e infine degli alevi (= una confraternita eterodossa di derivazione sciita, che venera quindi 'Ali, il genero del Profeta Maometto e suo figlio Hussein. Hanno però maturato rituali e una tradizione teologica, musicale e culturale proprie).

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