Pierangelo Sequeri
teologo, musicologo, musicista e docente
Intervento sul libro: "Interrogazioni sul Cristianesimo",
in dialogo con Gianni Vattimo e Giovanni Ruggeri-.
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La parola "Dio" ha cominciato ad essere inghiottita dalla cifra del linguaggio di parte, sia per una "astuzia" politica della secolarizzazione che si travasa incessantemente in epistemologia, sia per una "golosità" del credo ecclesiastico quando, per non essere oscurato dalla prevalenza di Dio stesso, lo requisisce, lasciando alla filosofia il più indeterminato "Altro", il più generico "Sacro".
La religione deve invece rilanciare: Dio non è un linguaggio, bensì il punto in cui il linguaggio deve essere piegato e obbligato a recedere dalla sua voracità. Per essere credibile, a questo riguardo, la fede deve rendere testimonianza, facendo la prima mossa anche sul piano dell'espressione: Dio non è anzitutto il dogma che ci tiene in chiesa, ma la relazione che ci tiene in vita, impedendoci di uscire di senno. (Qohlet); è l'Affetto dei nostri affetti più cari, in nome dei quali siamo pronti a combattere anche "Dio" (Giobbe).
Capisco che questi sono processi lunghi, che hanno bisogno di tempo. Tuttavia l'imbarazzo, più che del fatto (per fare un esempio) che i dogmi sarebbero metafisici, mentre l'interpretazione esistenziale sarebbe adeguata all'uomo del nostro tempo, nasce spesso perchè la lingua corrente della Chiesa sembra una mera interpretazione retorica: che addirittura dà talvolta l'idea di essere solo un espediente, un aggiustamento provvisorio nei confronti di un canone dogmatico che gode, invece, di un'autorevolezza sproporzionata risèetto alla lingua corrente.
Quello sui cui sto richiamando l'attenzione non è lo sviluppo o la riformulazione del canone sulla base di speculazioni e interpretazioni magari ottime, legittime, della filosofia e della teologia che riflettono sulla tradizione. Piuttosto, sto sottolineando la necessità di formulare con maggiore coraggio la pari autorevolezza della lingua evoluta che la Chiesa oggi parla. E' in fondo un problema di onestà intellettuale, di lealtà magisteriale: un modo per onorare la convinzione che la Chiesa oggi esprime e con la quale si ptesenta al confronto non solo con la cultura, ma anche con la coscienza comune, precisamente su tutti i temi di cui ci stiamo occupando in questo colloquio.
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