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Gli ebrei
Fra qualche giorno verrà rievocato l'Olocausto di circa sei milioni di ebrei deportati, rinchiusi nei campi di concentramento, costretti a turni di lavoro massacranti, fatti deperire e poi mandati a morire nelle camere a gas e quindi nei forni crematoi. Si trattò di un odio disumano alimentato dalla propaganda e dalla violenza nazista. Ma oggi sappiamo che non fu da meno la violenza fascista o quella sovietica sempre nei confronti degli stessi ebrei.
Volendo fare una panoramica su quelle tragedie ci imbattiamo subito con terminalogie che suonano "deportati", "internati", "assoggettati al lavoro forzato", "dispersi".
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I deportati
Ci capita di leggere che dal 1943 fino alla fine della guerra, nel periodo in cui l'Italia si trovò divisa con i tedeschi a Nord e gli alleati a Sud, gli organismi italiani preposti ad assistere i militari che venivano resi prigionieri non riuscirono mai ad ottenere dai Tedeschi gli elenchi dei deportati, le notizie dei decessi nei campi di concentramento e nemmeno lo stato di salute loro. Non ottennero notizie nè gli organi del governo Badoglio nè quelli del governo di Salò, allora peraltro alleato dei tedeschi. La questione è grave perchè l'Italia fra i paesi del continente europeo ha avuto un numero rilevante di deportati: oltre agli ebrei furono deportati prigionieri per ragioni politiche, lavoratori forzati e molte migliaia di militari che non vollero aderire alla Repubblica di Salò.
Quando iniziarono le razzie tedesche ovviamente si diffuse il panico, ma era ormai tardi. I Tedeschi generalmente curarono i rastrellamenti con propri militari, ma frequentemente si servirono di reparti fascisti e comunque attinsero sempre dagli elenchi curati dalle Questure sulla base dei provvedimenti antiraziali del 1938. Il rastrellamento più pesante a Roma fu quello del 16 ottobre 1943 compiuto da reparti di polizias tedesca che prelevarono dal ghetto e dalle altre abitazioni cittadine Ebrei di ogni condizione (uomini e donne, vecchi e bambini, sani ed ammalati). Rastrellamenti seguirono a Firenze il 6 novembre 1943, a Ferrara il 14 novembre 1943, a Gorizia il 23 novembre e altre decine e decine in altre località. Sempre De Felice scrive che dopo il rastrellamento di Roma "si può dire che ogni Ebreo dovette la sua salvezza ad un Italiano".
Gli ebrei rastrellati in Italia e subito deportati nei territori del Reich furono 7945 e di essi solamente 610 sono tornati in Italia a guerra finita. La maggior parte finirono ad Auschwitz, ma piccoli gruppi finirono a Mauthausen, Dachau, Bersen, Buchenwald, Flossemburg, Rawensbruk.
Gli ebrei rispetto ad altri deportati nei lager patirono molto più che altre etnie; essi infatti erano in grande prevalenza professori, medici, avvocati, commercianti, impiegati e trovavano difficoltà maggiori nei pesanti lavori manuali dei campi.
(Segue)
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