Per alcune pagine ci piace trattegiare cosa accadeva nel Medioevo cattolico-romano.
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In pieno Medio Evo gli ebrei erano diffusi ovunque in Occidente, nelle campagne e nelle città, all'interno delle realtà cristiane e pure fra gli arabi. Convissero ovunque per secoli in buone relazione con popolazioni di religiosità diversa da quando l'esercito romano, guidato da Tito Flavio Vespasiano (il futuro imperatore Tito), assediò e conquistò la città di Gerusalemme, detenuta dai ribelli rispetto all'Impero Romano sin dall'inizio della rivolta, nel 66 al 70 dopo Cristo.
A seguito della vittoria romana la città e il suo tempio furono distrutti e la popolazione dispersa.
In tanti, in comunità di esuli prima e di gente laboriosa dopo, stettero per secoli senza soluzione di continuità in ottime relazioni con le società ospitanti. La diversità di culto non fu motivo di attrito anche perchè la geografia dei loro insediamenti, nel corso dei secoli, variava. Molti ebrei si insediarono nella parte occidentale dell'Impero, Spagna, Francia e Meridione dell'Italia, Sicilia soprattutto. Insediamenti importanti sorsero in Germania lungo il corso del Reno e via via nelle città di Colonia, Magonza, Treviri etc. La diffusione in Inghilterra arrivò durante il periodo normanno. La loro diffusione più capillare in Spagna e Sicilia avvenne soprattutto durante il dominio saraceno.
Gli ebrei provenivano in Occidente -lungo il corso di più secoli- dalle regioni Medio Orientali, dove generalmente erano dediti ad attività agricole; sulla base della circostanza che in Occidente si ritrovarono in contesti istituzionali semi-feudali e via via sempre più feudali essi preferirono -in prevalenza- aggregarsi in comunità nei centri cittadini dove già insistevano precedenti e significativi nuclei e quartieri ebraici con relative sinagoghe, e ciò implicò -sia pure lungo decenni e secoli- la riconversione dell'attività professionale. L'attività che cominciò via via a caratterizzare la comunità non fu più l'agricoltura al servizio dei feudatari bensì il commercio, l'artigianato, la professione medica e nel periodo arabo la burocrazia nell'apparato islamico. E' da evidenziare -in questa breve panoramica- che durante la presenza islamica nell'Occidente europeo fra arabi ed ebrei esistette una buona e pacifica convivenza, sia pure con ovvi e ordinari momenti di crisi e talora di accentuati contrasti. L'atteggiamento di relativa tolleranza entro cui vissero gli ebrei nei primi secoli in Occidente è documentato da tutti gli storici.
In genere ai mussulmani interessava, pur di dominare politicamente e militarmente i territori conquistati, di non obbligare nè cristiani nè ebrei alla conversione, bensì di esigere tributi e sottomissione.
Le condizioni di vita
Nel Medio Evo cristiano fu sancito in Occidente che gli ebrei dovessero stare in stato di soggezione e con minori diritti rispetto ai cristiani. Ovviamente il rispetto delle prescrizioni variava da realtà a realtà. Non risulta -per esempio- che fino a fine quattrocento (cacciata degli ebrei dalla Sicilia) a Bisacquino o a Giuliana gli ebrei subissero restrizioni particolari. In questi centri essi erano il nermo delle "maestranze" e godevano di un buon tenore di vita. A Palermo gli ebrei -che erano tantissimi- facevano i mercanti nel commercio con paesi lontani, esercitavano le professioni sanitarie e gestivano i feudi per conto di Signori e Baroni.
Ai primi del Medio Evo persino papi e imperatori ricorrevano alle cure di medici ebrei, perchè considerati "esperti". E non mancano "privilegi" concessi ad ebrei con cui questi venivano esentati dal pagamento di imposte. Veniva concessa loro piena libertà di commercio e possibilità di assumere alle dipendenze persone di religione cristiana.
In alcune regioni cattoliche esistettero tuttavia provvedimenti restrittivi e di scarsa tolleranza: coloro che si convertivano al Cristianesimo per non subire restrizioni dovevano periodicamente pronunciare la "professione di fede" dinnanzi ai prelati cattolici.
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