I media ci riferiscono della scuola italiana in affanno. Fenomeno non di oggi, che però con la gestione a 5stelle rischia di trasformarsi in collasso. In tutta Europa la scuola è rimasta, durante il lungo periodo della pandemia Covid-19, il presidio da salvare ad ogni costo; da noi invece -a sentire i notiziari- abbiamo e ci siamo adoperati per ottenere una conquista strabiliante: "applicare le rotelle ai banchi" a prescindere se la didattica potesse proseguire o meno.
E per intanto rischiamo di crescere una
generazione di analfabeti. Una base elettorale idonea e su misura per i
populista.
=== ^ ===
Sul finire del '700 italiano, ancora dopo la Rivoluzione francese, l'insegnamento elementare e medio, ove esisteva, era tutto frutto della precettistica privata (ossia, per chi poteva permetterselo) o -per chi decideva- acquisibile nei seminari ecclesiastici. Non esistevano in Italia, nè altrove, istituzioni pubbliche.
Un poco di Storia a cominciare dal dopo Rivoluzione francese
In un documento "Rapporto al Re Gioacchino Murat per l'organizzazione della Pubblica istruzione" del 1809 di Vincenzo Cuoco (1770-1823), scrittore, giurista, politico, storico ed economista del napoletano, si legge, nello spirito rivoluzionario portato dalle armate napoleoniche in più parti del Continente:
"L'Istruzione, perchè sia utile deve essere:
1° universale
2° deve essere pubblica
3° deve essere uniforme".
"E' necessario che vi sia un'istruzione per tutti, una per molti, una per pochi. La prima non deve formare del popolo tanti sapienti; ma deve solo istruirlo tanto, quanto basta perchè possa trarre profitto dai sapienti. Quella dei pochi deve è destinata a conservare e promuovere le scienze, le quali, siccome abbiamo detto, non si perfezionano se non da persone addette solamente ad esse. L'istruzione di molti ha per oggetto di facilitare la comunicazione tra i pochi ed i moltissimi. I grandi scienziati, sempre pochi. non possono essere a contatto immediato con tutto il popolo ; molte loro utili scoperte non possono essere dal popolo comprese, molti precetti non sono mai eseguiti, se alla ragione non si unisce l'esempio di persona dal popolo conosciuta e rispettata. Ad ottener tutto questo sono utilissimi o proprietari, i quali con istruzione e mezzi maggiori e con maggiore autorità di esempio, dal seno della loro famiglia, sono più facilmente in contatto con gli scienziati e coi libri. e sono più efficaci a persuadere il popolo".
Dal brano di Cuoco si intuisce subito che la visione del tempo non esprime che un primo gradino rispetto all'istruzione universale e gratuita che -come abbiamo detto sopra- arriverà negli anni sessanta del Novecento, quando arriveranno anche i sostegni per chi dall'istruzione di base obbligatoria intende proseguire nelle scuole superiori e poi fino all'Università avvalendosi anche appunto dei sostegni di natura economica.
Va probabilmente evidenziato che la linea proposta ai primi '800 da Cuoco non risente -in quel tempo- di pregiudizio nei confronti dei ceti popolari. Esisteva allora ancora una forte stratificazione sociale: da poco si era infatti usciti dalla società feudale (quindi dalla categoria di sudditi per passare a quella di cittadini) e sebbene si concepisse già l'educazione scolastica e l'istruzione come strumenti di emancipazione, ancora il popolo (qui in Italia) non era chiamato ad esercitare funzioni di guida (di governo), pertanto, ancora in quella fase, esso era tenuto a "ubbidire". Il popolo doveva trarre -in quella logica di mancata emancipazione- profitto dai sapienti.
In quel primo Ottocento si era fuori, lontani, dalla logica "democratica" e ancora di più da una logica socialdemocratica. Si stesero allora comunque le basi per l'istruzione elementare del popolo.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento