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Gli ebrei
Il vizio della memoria su quanto accade in più parti del mondo e in qualche modo pure in Italia ci consente di conservare i fondamenti del vivere civile; è un vizio utile perchè dà consapevolezza quando ci rechiamo a votare e pure nella vita sociale di ogni giorno, è utile soprattutto per i più giovani. L'Antisemitismo, seppure strettamente connesso con la storia cristiana medievale, nacque nei termini applicati nel '900 nel 1879, coniata da un Wilhelm Marr, fondatore della lega antisemita. Era quello un periodo in cui molti libri sostenevano che l'umanità fosse divisa in razze, che gli ebrei fossero semiti, e che avessero ciascuna caratteristiche fisiologiche e morali innate dannose per la società occidentale.
Era una visione razzista che peraltro si estendeva all'intero pianeta e che negli ebrei individuava il peggio del peggio. Un peggio immutabile.
Questa inumana teoria alimentò odio in più parti dell'Europa. La storia del ventesimo secolo ci ha dimostrato come talune teorie più che alla vita e alla grandezza dell'uomo conducono -anche oggi- alla morte milioni di persone, e non ci riferiamo solamente all'antisemitismo nazista, ma al Fascismo fanatico come al comunismo dell'esperienza storica sovietica e non e alle tante esaltazioni di oggi che imperversano soprattutto in Africa e nel Medio Oriente.
Da qui il dovere di rinnovare, anno dopo anno rievocazioni educative, pedagogiche, convegni e interventi di approfondimento culturale, la memoria della tragedia dell’olocausto.
Ho letto in queste ore che la verità, pur essendo sempre palese ed evidente, non sempre riesce a farsi strada da sola, ma, al contrario, è necessario che sia sostenuta ad alta voce contro la diffusione delle menzogne, che, nel tempo, ove non contrastate vengono presentate come verità.
Le teorie negazionistiche tentano di farci dimenticare che la verità sta solamente da una parte, in direzione della cultura condivisa di eguaglianza e fratellanza fra gli uomini, che in termini politici si chiama democrazia, e meglio ancora di democrazia-sociale.
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Gi Internati
In questo periodo proviamo, sul blog, a rievocare accanto alla feroce repressione nazi-fascista contro gli ebrei anche gli 810mila militari italiani catturati dai tedeschi sui vari fronti di guerra (soprattutto in Grecia, Jugoslavia e Albania) e pure sul suolo italiano perchè -avendo rifiutato dopo l'8 Settembre- di asservirsi ai tedeschi contro gli alleati furono considerati disertori oppure franchi tiratori. Moltissimi non furono nemmeno arrestati e deportati nei campi di concentramento ma furono trucidati sul posto; da non dimenticare è l'eccidio di Cefalonia.
Il genitore di chi scrive, catturato in qualità di militare mentre era in servizio in Campania (Maddaloni), fu ritenuto prigionieri di guerra e immediatamente deportato dai tedeschi nei campi di concentramento, in Prussia Orientale, oggi territorio russo/polacco. Sebbene gli italiani di Salò sapessero che centinaia di migliaia di italiani prigionieri dei tedeschi pativano nei campi di concentramento dei loro alleati tedeschi, li considerarono "ufficialmente" propri militari in attesa di impiego. Fu loro proposto dai tedeschi e da ufficiali di Salò, al fine di uscire dai lager, di tornare in Italia a fianco dei tedeschi e tutti, in ottocentomila, rifiutarono.
Nemmeno i tedeschi li classificarono "prigionieri di guerra" e per poterli "schiavizzare", come di fatti fecero, senza i controlli prescritti dalle Convenzioni Internazionali, li classificarono "internati militari" (IMI), categoria ignorata dalla Convezione di Ginevra sui Prigionieri, del 1929.
Da qui le disumanità subite da quei 800mila italiani nei campi di concentramento. Delle decine di Contessioti che furono deportati in Prussia Orientale, nei campi di concentramento e di lavoro, solamente poche unità -a fine guerra- tornarono in paese. C'era pure il papà di chi scrive e il papà di Antonella Guzzardo.
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