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martedì 15 ottobre 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

Perplessità all'interno del regime
Sul finire del 1939, proprio il 31 dicembre, il ministro degli esteri italiano, Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, scrive sul suo diario: "La guerra a fianco della Germania non deve farsi e non si farà mai".

Leggiamo quella pagina:
"Mussolini ha sempre qualche ritorno di fiamma germanofilo: adesso vorrebbe scrivere una lettera a Hitler per dare alcuni consigli (finora non hanno avuto molto ascolto!) e per dire che continua a prepararsi. Per che cosa ? La guerra accanto alla Germania non deve farsi e non si farà mai. Sarebbe un crimine e una idiozia. Contro non ne vedo per ora le ragioni.
Comunque, caso mai, contro la Germania. Mai insieme, questo è il mio punto di vista. Quello di Mussolini è esattamente il contrario, mai contro e, quando saremo pronti, insieme per battere le democrazie, che, invece, sono i soli paesi con cui si può fare una politica seria ed onesta.
Per ora non è il caso di parlare di guerra: le condizioni di impreparazione sono assolute. Oggi siamo peggio che in settembre: il Gen. Favagrossa ha detto ieri che se potrà avere tutte le materie prime richieste, sì che le fabbriche lavorino a doppio turno, una preparazione abbastanza completa sarà fatta per l'Ottobre 1942. Anche Badoglio e Soddu escludono la possibilità di ogni altra azione in epoca più prossima.
Così si chiude l'anno, che per me è stato tanto crudele nella vita intima e generoso in quella politica. L'anno che sorge, a mia idea, riserverà molte sorprese, e forse assisteremo al rapido concludersi di una tragica vicenda, che l'umanità non vuole e non riesce a capiire. In questa incomprensione generale della guerra, assurda e inesplicabile, troviamo forse la chiave medesima della sua fine.
(Da Galeazzo Ciano, Diario 1939-1943 
Rizzoli 1946, pp. 231-232)

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