Fra un anno ricorderemo la
sottoscrizione dei "Capitoli" istitutivi
della comunità territoriale locale
I testi pubblicati recentemente sul Blog attinenti la Storia sulle origini della comunità locale di Contessa Entellina e quella più complessiva sulla Vallata del Belice, da Entella alle modalità di vità a cavallo tra la fine del Medio Evo e l'inizio dell'Evo Moderno, costituiscono il nostro modo, il modo del Blog, di introdurci nel cinquecentesimo anno dell'istituzione (almeno quella formale-istituzionale) della comunità contessiota.
Lo faremo un pò come lo fanno, lo hanno fatto, tutte le realtà dell'isola che celebrano ricorrenze civili locali. Finora tutte le celebrazioni, civili e non, nel nostro centro sono state centrate sul filone para-religioso, quasi sul limite arbëreshe si, arbëreshe no. Identificando arbëreshe come appartenenza religiosa più che etnica linguistica. Sarà per molti una sorpresa, forse, scoprire che la difesa etnica in un passato non proprio lontano sia stata sostenuta più nella parrocchia romana che in quella bizantina, più da personalità laiche che da quelle praticanti.
La questione etnico-religiosa è corretta svilupparla se ci si attiene alla Storia ed è certamente giusto evidenziarne e pure sottolinearne le vicende, ma va accanto a quella Storia sviluppata la questione socio-economica di cinquecento anni di presenza arbëreshe (a prescindere del rito) in quest'angolo di Sicilia.
La questione sociale dal cinquecento ad oggi non è mai venuta fuori nelle pubblicazioni curate con finanziamenti regionali e/o comunali. Eppure il feudalesimo, il latifondo, l'emigrazione di massa, il degrado ambientale-abitativo esistente fino al pre-terremoto mai sono emersi, come se qui non ci fossero stati, in più occasioni, moti, proteste e sofferenze originate dall'assetto delle istituzioni nel corso dei secoli.
Contessa non è mai stata una bengodi di felicità sotto il profilo umano-sociale. Non lo è nemmeno ai nostri giorni; giorni in cui le classi scolastiche stentano a costituirsi per carenza di bambini-studenti. Esiste infatti ancora oggi l'emigrazione di massa su cui pochi osano porre attenzione.
Si dice -ed è così- che nel 1520 la comunità locale abbia conseguito, diremmo oggi, l'automia comunale del nostro centro.
E' bene capire dal punto di vista del Blog quel contesto umano-sociale di cinquecento anni fa. Capire se i Cardona furono dei benefattori o se gli arbëreshe furono benefattori del loro signore. Fermo restando che vanno considerati i tempi, la cultura e le visioni del vivere del tempo, ben diversi dai nostri giorni.
E' corretto, quindi, inquadrare la Storia nel tempo in cui le vicende si svolgono. La nostra narrazione pur evidenzando la presenza storica degli arbëreshe in quest'angolo di Sicilia seguirà tuttavia il percorso socio-economico ed antropologico di esseri umani in una epoca piuttosto sorda a questi profili di natura antropologici.
Il nostro non è -a scanso di equivoci- un modo di sottovalutare gli aspetti religiosi che caratterzzano la narrazione ufficiale e resa pubblica finora su tanta pubblicistica. E', sarà, una narrazione sul profilo sociale.
Di religione sul blog esistono abbondanti pagine.
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