Noi continueremo ad aggiornare questa pagina del Blog sulla "desertificazione"-.
Con soddisfazione apprendiamo e leggiamo comunque sui giornali che il tema dell'innarrestabile flusso migratorio dei "contessioti" e più in generale dei siciliani è all'attenzione dell'opinione pubblica tanto siciliana che nazionale. Persino giornali a tiratura nazionale oggi hanno scritto sulla "desertificazione" dell'entroterra siciliano. Era persino elencata Contessa Entellina.
A noi ovviamente piace che ci sia la presa di coscienza sulla piaga migratoria che investe l'intera Sicilia (e l'intero Meridione), però ci piacerebbe che i politici trovassero l'antidoto.
Questa è la loro funzione: risolvere le piaghe sociali. Non possono fermarsi pure loro all'evidenziare problematiche (i mali dell'isola) senza poi applicare le relative cure. A loro compete infatti trovare i rimedi.
Secondo Vito Teti, antropologo all'Uniiversità di Cosenza, "fra venti anni la Calabria, altra sfortunata regione meridionale, avrà perso cinquecentomila abitanti e diventerà un deserto, come lo fu nel periodo aragonese".
La Sicilia fra il 2002 e il 2017 ha già perso un numero di cittadini pari all'intera attuale popolazione di Catania.
La Sicilia fra il 2002 e il 2017 ha già perso un numero di cittadini pari all'intera attuale popolazione di Catania.
La sensibilizzazione delle istituzioni c'è, soprattutto al livello degli enti locali, tanto è vero che oltre un centinaio di Consigli Comunali -compreso quello di Contessa- hanno varato deliberazioni esortative perchè l'Ars faccia qualcosa.
I dati regionali dicono che ogni anno (12 mesi) ben ventimila giovani lasciano la Sicilia e vanno a lavorare all'estero.
Il dato nuovo degli ultimi anni dice che la maggior parte di questi ventimila giovani è munito di diploma superiore o di laurea. Giovani qualificati qui in Sicilia e costretti però a mettere a disposizine di altre comunità -che nulla hanno speso per la formazione- le loro doti lavorative.
In una prossima pagina forniremo dati puntuali sul de-flusso di giovani (e non solo di loro) contessioti che hanno lasciato Contessa nei vari tempi.
I dati stranamente dicono che dall'avvenuta fondazione del paese fino al 1860 (in un contesto di arretratezza feudale e di disaggi umani) l'emigrazione di alcune unità era soverchiata da una significativa immigrazione dai comuni vicini.
Dopo l'unificazione il deflusso è stato sempre inarrestabile, bloccato poi per legge dal fascismo, e ripreso a metà degli anni cinquanta per attenuarsi solamente negli anni della ricostruzione dal sisma '68, per divenire, nuovamente, inarrestabile alla fine di quel processo ri-edificatorio.
NOTA:
Riteniamo di dover modificare in prosieguo la seconda parte del titolo di questa pagina.
Più saremo ad occuparci della della tematica, più facilmente sensibilizzeremo chi deve e chi può aiutarci a trovare soluzioni.
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