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mercoledì 16 ottobre 2019

Flash sulla nostra Storia

I Capitoli
Il prossimo anno segnerà il 500° anno dell'istituzione di quello che oggi definiamo il Comune di Contessa Entellina. 
Precisiamo: non della fondazione del paese e ancor meno della costituzione della Comunità; questi già sussistevano più o meno da sessanta/settanta anni, ossia dalla metà del XV secolo.
Nel 1520 avvenne che fra il barone del luogo, dei signori Cardona, e gli esponenti più in vista della comunità arbëreshe stanziata indicativamente sull'odierno centro abitato già da due generazioni si è addivenuti, con regolare atto steso innanzi ad un notaio, non tanto o non solamente alla concessine -come si è soliti evidenziare- dei due feudi di Serradamo e Contesse ai residenti, evento ovviamente rilevante in quell'inizio dell'era moderna, bensì alla conseguente ed automatica istituzione di tutta la serie di organi, che oggi definiamo pubblici, che diedero vita  all'Università di Contessa (corrispondente, ai nostri giorni, al Comune di Contessa Entellina).

Forse Contessa è stata l'ultima comunità arbëreshe di Sicilia ad avere il riconoscimento, che in qualche modo e solo in qualche modo, le consentiva -come conseguenza di quell'atto notarile- una qualche forma sia pure larvata di autoamministrazione. 
Sicuramente la concessione in enfiteusi dei due feudi dava loro un minimo di tranquillità sul piano economico-sociale. Ma è da mettere in primo piano che da allora nasce la municipalità di Contessa a cui vengono accorpati sul piano della competenza feudale dell'epoca una cinquantina di feudi, tutti appartenenti ai Cardona. Un territorio vastissimo che ingloba feudi prima, fino ad allora, pertinenti sul piano amministrativo-territoriale, al Castello di Calatamauro. 

Come mai Contessa è arrivata ultima fra le comunità arbëreshe ad ottenere i "Capitoli" che le hanno consentito di conseguire la denominazione di "Terra" (o come ancora oggi la gente di Sambuca di Sicilia continua a riferirsi a noi di Contessa come  facenti parte dello Statu di Kuntissa) e di potere diventare Università (=municipalità, col linguaggio odierno) ?

Gli arbêreshe che numersi arrivavano dal XV e fino al XVII secolo dall'altra sponda del Tirreno, sostavano qui per breve tempo, pochi anni e poi preferivano andare a Palazzo Adriano, a Piana e in altri paesi ancora (allora, le realtà arbêreshe erano oltre quindici in Sicilia in quanto i baroni avevano bisogno impellente di popolare i loro feudi). Era tempo quello -dall'inizio del quattrocento in poi- che le marinerie richiedevano nei porti dell'isola di caricare il grano da portare nel settentrione italiano, in Francia e soprattutto in Spagna.  

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Ogni nucleo territoriale (Terra) disponeva quindi di un territorio, di propri organi di governo, di propri statuti giuridici diversi da luogo a luogo. I capitoli, patti scritti, stipulati tra barone e residenti dal momento della sottoscrizione  costituivano la base giuridica su cui si basavano i rapporti fra il signore e i residenti sui feudi. Essi sancivano la signoria del barone e dall'altra un minimo di diritti da parte della comunità.
Teoricamente varie clausole potevano essere poi, di fatto, modificate e generalmente avveniva sempre a svantaggio della comunità. Non per questo i residenti rinunciavano a richiamarsi, nei secoli successivi e fino agli anni precedenti al Fascismo, a richiamarsi a quei capitoli per vicende legate agli usi civici. L'intenzione dei residenti rimase sempre quella di ridefinire più favorevolmente i diversi obblighi e impegni, Mai essi ebbero la meglio nelle sedi deputate, nemmeno dpo il 1812 quando venne meno il sistema feudale. 
Gli archivi palermitani contengono i vari contenziosi intrapresi già in epoca borbonica dai residenti contro i baroni. L'unico intervento modificativo dei Capitoli avvenne nel 18° secolo ma esso non andò a beneficio collettivo bensì del ceto "civile" locale. 

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