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martedì 4 febbraio 2014

Ecco perche' faremo applicare la sentenza di primo grado sulle erronee cartelle Tarsu/2008

Nel gennaio del 1968 avevo poco piu' che diciotto anni. Ho assistito agli eventi sismici che devastarono la Valle del Belice. Ho avuto modo di seguire nei mesi successivi come un sindaco di allora concepiva il suo ruolo. 
Dal comportamento di Francesco Di Martino ho capito che essere capo di una comunita' significava interpretarne i sentimenti e promuoverne lo svilluppo in ogni direzione della vita sociale. Significava essere dalla parte della gente e pure, senza se e senza ma, dalla parte delle istituzione;  incarnare nello stesso tempo i bisogni della gente e con autorevolezza rappresentare lo Stato, le istituzioni  e la legalita'.  
In quegli anni il Comune era verosimilmente l'unico punto di riferimento per chiedere informazioni, per conoscere  normative, per capire cosa bolleva in pentola per le prospettive del domani. Il Comune era centro di legalita' mai predicata, come avviene oggi, ma praticata. Legalita', ho imparato in quegli anni, non significa applicare i rigori della legge contro i deboli e lasciare perdere con i forti. Legalita' significa che se una norma prescrive un itinerario prospettico ad esso devono adeguarsi i cittadini, le associazioni corporative, e soprattutto le istituzioni, comune, regione e stato. Cio' che la legislazione prevede deve essere  osservato. Francesco Di Martino incarnava piu' di molti sindaci precedenti e successivi l'autorevolezza che le istituzioni devono possedere. Era un uomo delle istituzioni ed in quanto tale e' stato uomo della gente, dei bisogni della gente. Organizzava pertanto manifestazioni di protesta localmente, di zona, regionali e pure a Roma perche' le prescrizioni di legge per la rinascita del Belice non restassero sulla carta. 
Legalita' quindi non nel senso che i poveri diavoli ne subiscano i rigori ma anche ne conseguano i benefici. Da Francesco Di Martino, uomo delle istituzioni, i promotori del ricorso contro le cartelle pazze Tarsu/2008 hanno imparato a scrivere i reclami contro gli errori, le errate interpretazioni, gli abusi e le cecita' di chi sa leggere solamente ai danni della gente le norme legislative e poi  ne pretende l'erronea applicazione. Fino al 1968 la gente del Belice ricordava l'esistenza dello Stato solamente attraverso l'esattoria, nulla lo Stato aveva mai offerto in cambio dell'esazione erariale in questi versanti dell'isola. Quel sessantotto vide un Sindaco, rigorosamente istituzionale, usare la penna per preparare centinaia e centinaia di ricorsi a favore della gente che si vedeva negare cio' che la legge invece assicurava: sospensione delle riscossioni tributarie su una lunga serie di voci, dalle tasse di licenza dei commercianti, al rinnovo patente, alla tassa circolazione, alla fatidica "funnuaria", come la chiamavano i contadini. 
Lo Stato legiferava esoneri ma la solita burocrazia ottusa esigeva ugualmente cio' che non le competeva. Di Martino curava in prima persona i ricorsi di massa. Sono passati molti anni da allora. I sindaci oggi sono tornati ad essere burocrati, talvolta piu' dei loro collaboratori che ricevono premi, retribuzioni e indennita' di capi-struttura. 
Tartassano, sbagliano procedure e conferiscono incarichi agli avvocati per resistere ai ricorsi di massa. Perdono i ricorsi e pensano di rivalersi in appello; mai a sedersi davanti ad un tavolo e studiare e riflettere se per caso il Comune non si sia allontanato dai due fondamentali parametri a cui Di Martino teneva: rigore della legge nell'interesse della gente, ossia legalita'. Rigore e aderenza alla legge, parametri conciliabili solo con apertura mentale piuttosto che con lo spirito della rivalsa. 
I promotori dei ricorsi (Piero Cuccia, Mimmo Clesi e Salvatore Verardo)  assicurano che anche in caso di appello del Comune contro la vittoriosa sentenza del 5 dicembre scorso in materia  di cartelle Tarsu/2008, si impegneranno a che le buone ragioni gia'  prevalse in primo grado siano ricorfermate anche in secondo grado. 
Gli errori appurati non potranno infatti essere corretti nel procedimento di secondo grado.

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