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venerdì 14 febbraio 2014

Flash sulla nostra Storia

I contessioti e la seconda guerra mondiale
I fatti della seconda guerra mondiale ci appaiono lontani, come indistinto complesso di storie ascoltate dai genitori, dai nonni, ma tutto sommato storie di un mondo archiviato e che non ha più nessuna ripercussione sulla nostra vita.
 Eppure in piazza, qui da noi a Contessa Entellina, qualche vecchio che quella storia l’ha vissuta lo si incontra ancora e con precisione e puntualità sa ricordare quanto crudele e spietata essa sia apparsa agli occhi dei giovanotti di allora che erano cresciuti in un mondo agricolo ricco di umanità, che raramente erano usciti dal territorio comunale, e che improvvisamente si videro spediti in Grecia, in Jugoslavia per raffigurare là, fra quelle popolazioni, marzialmente  l’Italia fascista, irrispettosa dell’altrui indipendenza e libertà.
Da quindici anni in qua abbiamo raccolto le testimonianze, registrate, di alcuni contessioti spediti a svolgere quelle funzioni marziali in paesi che avrebbero voluto vivere senza quelle presenze “arroganti” e non invitate su quelle terre.
I contessioti che abbiamo conosciuti e consultato tutto erano (e alcuni lo sono ancora) tranne che arroganti o imperialisti rispetto ad altre popolazioni. Tuttavia essi stessi ci hanno raccontato che erano visti da “potere straniero” e da ostili. E come potevano non essere visti cosi ?
Quando le sorti della guerra volsero contro il nazi-fascismo i contessioti non videro gli “alleati” anglo-americani come nemici, come invasori. Come mai ?
Gli americani erano visti, qui da noi, con l’occhio rassicurante che i contessioti di New Orleans scrivevano nelle lettere ai fratelli di qui, ai cugini e agli zii.
Pure la volta in cui quella bomba fu sganciata a meno di cento di metri dall’abitato, poco lontano dall’attuale campo sportivo (lì dove oggi sorge il nuovo centro abitato post-terremoto) a Contessa non ci fu panico, tutti sapevano, tutti dicevano, che era servita a rassicurare che ormai il Fascismo stava per finire. Tanto è vero che il gruppo dirigente fascista locale da quel giorno dismise le ridicole divise nere.  Era luglio del 1943.
Certo, nella notte seguente allo sgancio della bomba, e poi per un’altra notte,  tutti preferirono dormire in campagna, era una precauzione.  Ma niente panico  e nemmeno sbigottimento. D’altronde in quel periodo tutte le famiglie avevano da lavorare sull’aia e dormire accanto ai sacchi di grano era gradevole.
Rispondeva ad una strategia militare quella bomba a breve distanza dall’abitato ? No,  voleva semplicemente dire alle truppe disordinate italiane che si ritiravano dalla fallita vigilanza delle coste meridionali dell’isola, Mazara-Sciacca, che essi, gli americani, le inseguivano e che quindi continuassero a scappare disordinatamente, scomposte e pronte ad abbandonare divise e stellette.
Una anziana signora ci ha raccontato che effettivamente non ci fu paura,  però alcune precauzioni furono prese e in quel pomeriggio del dopo-bomba la posateria d’argento, ricordo del regalo matrimoniale, fu avvolta in un piccolo telone di pelle e interrata sotto l’albero di fico nel “loco” di famiglia.

Il dissotterramento avvenne poi quando la prima camionetta degli americani arrivò a Contessa ad insediare il sindaco "nominato"  al posto del podestà. 

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