I contessioti e la seconda guerra mondiale
I fatti della seconda guerra mondiale
ci appaiono lontani, come indistinto complesso di storie ascoltate dai
genitori, dai nonni, ma tutto sommato storie di un mondo archiviato e che non
ha più nessuna ripercussione sulla nostra vita.
Eppure in piazza, qui da noi a Contessa
Entellina, qualche vecchio che quella storia l’ha vissuta lo si incontra ancora
e con precisione e puntualità sa ricordare quanto crudele e spietata essa sia
apparsa agli occhi dei giovanotti di allora che erano cresciuti in un mondo
agricolo ricco di umanità, che raramente erano usciti dal territorio comunale,
e che improvvisamente si videro spediti in Grecia, in Jugoslavia per raffigurare
là, fra quelle popolazioni, marzialmente l’Italia fascista, irrispettosa dell’altrui
indipendenza e libertà.
Da quindici anni in qua abbiamo
raccolto le testimonianze, registrate, di alcuni contessioti spediti a svolgere
quelle funzioni marziali in paesi che avrebbero voluto vivere senza quelle presenze
“arroganti” e non invitate su quelle terre.
I contessioti che abbiamo
conosciuti e consultato tutto erano (e alcuni lo sono ancora) tranne che
arroganti o imperialisti rispetto ad altre popolazioni. Tuttavia essi stessi ci
hanno raccontato che erano visti da “potere straniero” e da ostili. E come
potevano non essere visti cosi ?
Quando le sorti della guerra
volsero contro il nazi-fascismo i contessioti non videro gli “alleati”
anglo-americani come nemici, come invasori. Come mai ?
Gli americani erano visti, qui da
noi, con l’occhio rassicurante che i contessioti di New Orleans scrivevano
nelle lettere ai fratelli di qui, ai cugini e agli zii.
Pure la volta in cui quella bomba
fu sganciata a meno di cento di metri dall’abitato, poco lontano dall’attuale
campo sportivo (lì dove oggi sorge il nuovo centro abitato post-terremoto) a
Contessa non ci fu panico, tutti sapevano, tutti dicevano, che era servita a
rassicurare che ormai il Fascismo stava per finire. Tanto è vero che il gruppo
dirigente fascista locale da quel giorno dismise le ridicole divise nere. Era luglio del 1943.
Certo, nella notte seguente allo
sgancio della bomba, e poi per un’altra notte, tutti preferirono dormire in campagna, era una
precauzione. Ma niente panico e nemmeno sbigottimento. D’altronde in quel
periodo tutte le famiglie avevano da lavorare sull’aia e dormire accanto ai
sacchi di grano era gradevole.
Rispondeva ad una strategia
militare quella bomba a breve distanza dall’abitato ? No, voleva semplicemente dire alle truppe
disordinate italiane che si ritiravano dalla fallita vigilanza delle coste
meridionali dell’isola, Mazara-Sciacca, che essi, gli americani, le inseguivano
e che quindi continuassero a scappare disordinatamente, scomposte e pronte ad
abbandonare divise e stellette.
Una anziana signora ci ha
raccontato che effettivamente non ci fu paura, però alcune precauzioni furono prese e in quel
pomeriggio del dopo-bomba la posateria d’argento, ricordo del regalo
matrimoniale, fu avvolta in un piccolo telone di pelle e interrata sotto l’albero
di fico nel “loco” di famiglia.
Il dissotterramento avvenne poi
quando la prima camionetta degli americani arrivò a Contessa ad insediare il sindaco "nominato" al
posto del podestà.
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