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mercoledì 26 febbraio 2014

A Renzi per conquistare il Pd e' bastato gridare "l'imperatore e' nudo !", ma conquistare lo Stato potrebbe essere come Napoleone in Russia ... la premessa della sconfitta

Da oggi a Renzi gli italiani cominceranno a chiedergli fatti. 
Carlo Benzoni, giornalista della rivista socialista "Mondoperaio", tratteggia in un lungo articolo i successi finora conseguiti da Matteo Renzi grosso modo nei termini in cui Napoleone conquisto' l'Europa ai primi del XIX secolo. Andare all’attacco, seguendo il proprio intuito; e poi improvvisare, in base alla reazione del nemico.
 Un approccio strategicamente chiaro e tatticamente flessibile. Un approccio realizzabile solo avendo il controllo totale delle forze a propria disposizione. Una condizione che portò a diecine di vittorie parziali; ma che, mancarono sia a Lipsia che a Waterloo e pertanto determino'  due sconfitte decisive. 
 “Si attacca e poi si vede” è  anche il principio base che regola l’azione politica di Renzi. E che ne ha sinora determinato le continue vittorie contro dirigenti arretrati culturalmente, con mentalita' comunistoide in una societa' liberista e globalizzata, ossia parrucconi alla D'Alema, Veltroni, Bersani, soggetti polverosi cresciuti all'ombra di una sinistra arretrata. 
In questo caso per Renzi era facile, bastava attaccare per vincere. Come fu facile per Craxi sconfiggere per un certo arco di tempo gli stessi apparati, bloccati dai propri riti. 
 Adesso che Renzi però, ha espugnato Palazzo Chigi, in gioco c’è ben altro. Governare davvero per cambiare l’Italia. “Cambiare l’Italia”. Ambizione smisurata, va bene, ma con quali risorse e, soprattutto, quale progetto? 
 La cosa non sembra preoccupare più di tanto l’ex sindaco di Firenze. E' convinto che l’approccio che lo ha portato al successo nel Pd, forza priva di una cultura politica,  possa essere tranquillamente riproposto a livello generale del Paese. Tigre di carta il Pd di D'Alema, Bersani etc., con la sua tradizione, i suoi riti, la sua vocazione compromissoria, i suoi sommi sacerdoti, le sue regole e che tuttavia era sopravvissuto agli attacchi dell'epoca craxiana. 
 A Renzi appaiono tigri di carta pure i pesi morti che bloccano il cammino degli italiani: burocrazia, corporazioni, (ancora) i partiti  altri dal pd, i sindacati, gli apparati privati e quelli parapubblici di potere d’ogni ordine e grado, enti e/o leggi inutili e via discorrendo. Qui l'impresa e' davvero difficile. Nel caso del Pd l’imperatore era nudo e  nessuno osava dirlo. E’ bastato, allora,  che un bambino (Renzi) lo dicesse per farlo crollare. Attaccare pero'  il potere di chi da sempre controlla lo Stato non è la stessa cosa.  La denuncia della nudità del sovrano statuale è, da decenni, uno sport nazionale,  principio fondante e retorica  della Seconda Repubblica. Renzi riproponendola sfonda una posta aperta, ma non significa che gli sara' consentito di vincere. 
 Renzi  è, in tutto e per tutto, figlio della Seconda Repubblica. Basta vedere come  per “Italicum” abbia ricercato la sintonia con Berlusconi. La seconda repubblica come sua essenza e' alla ricerca di cio' che colpisce l'immaginario e non di cio' che cambi in meglio la vita della gente. Difficile allora che Renzi voglia uscire da questo circolo vizioso, anche perché ad impedirglielo ci sono e ci saranno i suoi concorrenti/avversari:  Grillo e lo stesso Berlusconi, come e più di lui estranei alla cultura riformista (la stessa cultura di cui mancavano i parrucconi post comunisti) come e  più di lui rozzamente semplificatori. Altro punto di debolezza del progetto renziano e' la natura della sua coalizione di governo ed il fattore tempo. Manca, infatti, la base essenziale, ossia, il sentire ragionevolmente condiviso e l'accordo programmatico che dia ai contraenti un uguale diritto e una eguale dignità. Il comune sentire Renzi ce l’ha  con il Cavaliere e non certo con Alfano.  
In un accordo siffatto, il vincitore disprezza apertamente i vinti ( è il caso Letta) ma i vinti (e sono tantissimi) odiano segretamente i vincitori (Renzi e Berlusconi)  e faranno di tutto per bloccarne e ostacolarne i disegni. In questo, non saranno certamente soli: al loro fianco avranno non solo tutti gli interessi offesi, ma anche tutto l’establishment europeo e italiano, a partire dal Capo dello Stato. 
 Renzi,  condottiero degli italiani, si troverà col trascorrere del tempo preso in una terribile morsa: da una parte una pubblica opinione che esigerà da lui un miracolo alla settimana; dall’altra ( “le riforme si fanno sempre contro qualcuno” diceva il socialista Riccardo Lombardi) un sistema predisposto a fare terra bruciata intorno a lui al minimo passo falso.  
Renzi, per uscire dalla morsa, avrebbe bisogno di fare appello al corpo elettorale. Ma non gli sarà consentito vuoi dalle resistenze insuperabili dei partner di governo (il partito di Alfano) e di Napolitano, vuoi dalle conseguenze dell’autogol (il suo primo imperdonabile errore) da lui commesso avendo trascurato che per eliminare il Senato serve la modifica costituzionale. 
Tempi lunghissimi per uno stratega che punti solo sulla "sorpresa".

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