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domenica 16 febbraio 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

GIOITE CON ME
Luca 15 11,32
15, 11 Ora disse: Un uomo aveva due figli; 12 e il più giovane di loro disse al padre: Padre, da’ a me la parte di sostanze che mi tocca. Egli poi divise tra loro la vita. 13 E, non molti giorni dopo, raccolto tutto, il figlio più giovane emigrò in paese lontano; e là sperperò la sua sostanza vivendo insalvabilmente. 14 Ora, dilapidato tutto, venne una carestia forte per quel paese; ed egli cominciò ad essere nel bisogno 15 e andò a incollarsi a uno dei cittadini di quel paese; e lo mandò nei suoi campi a pascere i porci. 16 E desiderava saziarsi delle carrube che mangiavano i porci e nessuno gliene dava. 17 Ora, venuto in se stesso, disse: Quanti salariati di mio padre sovrabbondano di pane; io, invece, di carestia qui perisco. 18 Sorgerò e andrò verso mio padre e dirò a lui: Padre, 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio: fa’ a me come uno dei tuoi salariati. 20 E, sorto, venne da suo padre. 
Ora, mentre ancora distava lontano, lo vide suo padre e si commosse e corso cadde sul suo collo e lo baciò. 21 Ora gli disse il figlio: Padre, peccai verso il cielo e al tuo cospetto; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. 22 Ora il padre disse ai suoi servi: Presto, portate fuori una veste, la prima, e vestitelo; e date un anello alla sua mano e sandali ai piedi 23 e portate il vitello, quello di grano: immolatelo e, mangiando, facciamo festa, 24 perché costui, il figlio mio, era morto e rivive, era perduto e fu ritrovato. E cominciarono a far festa. 

25 Ora il suo figlio, il maggiore, era in campagna. E quando, venendo, si avvicinò alla casa, udì sinfonie e danze. 26 E, richiamato uno dei servi, s’informava che mai fosse ciò. 27 Ora egli gli disse: Tuo fratello venne
e tuo padre sacrificò il vitello di grano. 28 Ora si adirò e non voleva entrare. Ora suo padre, uscito, lo consolava. 29 Ora, rispondendo, disse al padre: Ecco: da così tanti anni ti sono schiavo e non trasgredii mai un tuo ordine; e a me non desti mai un capretto perché facessi festa con i miei amici. 30 Ma ora quando venne il figlio tuo, costui, che divorò la tua vita con le meretrici, immolasti per lui il vitello di grano.
31 Ora egli disse a lui: Figlio, tu sei sempre con me e tutte le cose mie sono tue. 32 Ora bisognava far festa e rallegrarsi perché il fratello tuo, costui, era morto e visse, e, perduto, fu ritrovato.
Brano del Vangelo dii San Luca proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino
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I giusti, i potenti ed i sapienti nel Nuovo testamento sono sempre presi di mira. 
Il Nazareno sarà condannato alla Croce dagli scribi (i sapienti di allora), dai sacerdoti (i religiosi di allora), dagli anziani (i potenti, i detentori del potere economico di allora), in breve dalla casta dominante.
Il brano proclamato oggi in Chiesa articolato in tre parti, è abbastanza lungo e l'omelia del celebrante è stata più lunga e quindi più ricca di riflessioni del solito. Taluni cultori dicono che il brano odierno non è altro che un Vangelo all'interno del Vangelo. Tutti i messaggi evangelici in fondo possono essere richiamati.

Il ritornello è la gioia alla quale Dio (che possiamo pure definire il senso della vita) invita tutti quando trova il figlio perduto. Chi non accetta come fratello, e non un fratello qualunque ma quello peccatore, colui che più di altri  ci ha fatto del male, non accetta la “gratuità” del Padre e non gli è figlio. Non gusta ... la profondità di significato che ha la vita.
In genere siamo abituati a pensare che coloro che sbagliano, che vanno errando nella vita siano i soggetti da cui bisogna proteggersi. Alla luce del brano in esame il fratello maggiore (colui che esegue i doveri, rispetta le regole, aspetta che muoia il padre per ereditare il patrimonio e quindi non sa gioire -non è capace di gioire mettendo a tavola un capretto, perchè aspetta di ereditare tutto-) è la specie di uomo da cui guardarsi. 
Alla stessa categoria dei giusti appartenevano coloro che decisero l'assassinio del Nazareno.
Il fratello maggiore è un "giusto", come ritengono di essere i religiosi, gli uomini di cultura che oggi salgono in cattedra e pontificano, e gli uomini di finanza che dicono come gli altri devono comportarsi.
Questo tipo di persone ritiene di condurre la propria vita in conformità  alle leggi, ai doveri e quindi di avere acquistato dei "diritti" di priorità, di salvezza preclusi ad altri "erranti" o immigrati. Questa tipologia di persone si arrabbia se chi è fuori dalla "casta dei benpensanti" ... si accosta al "senso della vita" e -nella follia che la assale- non riconosce né il padre né il fratello nel momento in cui dovesse, per una qualsiasi ragione di solidarietà, di fratellanza, di interesse nazionale, dovesse capitare che venga intaccato il proprio patrimonio. 
I "giusti"  generalmente restano affogati nella loro giustizia. A loro oltre alla giustizia, manca sia il senso di libertà che di solidarietà. E quando manca la solidarietà (o fratellanza, o amore, o altruismo) non si è uomini.

Questa parabola è davvero “il vangelo nel vangelo”: Dio ama l'uomo non perché l'uomo gli è grato, ma perché gli è figlio. Ecco perchè accoglie coloro che avvalendosi della "libertà" vanno fuori da sè (in paesi lontani) e poi si accorgono che invece è bene tenere le relazioni, i rapporti, i legami che ci fanno essere uomini. Si è uomini se il prossimo (che sia un familiare o un immigrato)  viene da noi apprezzato.
Le tipologie di uomo (quella del figlio maggiore e quella del figlio minore) in realtà appartengono a ciascun uomo. Ognuno di noi nella vita mostra ora caratteri tipicamente egoistici (figlio maggiore) e ora caratteri di chi si ravvede (figlio minore).
Il Vangelo non descrive fatti accaduti 2000 anni fà. In verità legge dentro ciascuno di noi, adesso.



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